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Channel: Percorsi di Vino
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Vi ricordate dello Champagne trovato negli abissi del Mar Baltico? Beh, ci sono novità!!

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Ok, se non vi ricordate nulla ne avevo scritto qua:

http://percorsidivino.blogspot.it/2010/07/bollicine-abissali.html

Se non avete voglia di leggere il post ve lo riassumo in poche righe: nel 2010 furono scoperto nei fondali del Mar Baltico 30 bottiglie di champagne di 230 anni fa sono state scoperte sul fondo del Baltico. Secondo gli esperti, grazie alle ottime condizioni di conservazione, potrebbe trattarsi dello champagne ancora bevibile più invecchiato della storia. I vini, appartenente alla Maison Veuve Cliquot, sono stati trovati da alcuni sub a una profondità di 55 metri farebbero parte di una spedizione effettuata da Re Luigi XVI allo zar russo Pietro il Grande.
Foto: Repubblica.it
La notizie di questi giorni, riportate su Repubblica e su Il Messaggero, rappresentano una sorta di aggiornamento, forse un po' tardivo visto che sono passati 5 anni, circa la tipologia e il profilo gustativo dei 168 champagne ritrovati.
Infatti, i ricercatori della National Academy of Sciences (PNAS) ha diffuso quanto segue: "Ho personalmente assaggiato 100 microlitri, due sole gocce, iniettate con una siringa sulla mia mano" racconta Philippe Jeandet, professore di biochimica alimentare presso la facoltà di scienze dell’Università di Reims, tra i co-autori dello studio. Citando enologi professionisti che, come lui, hanno potuto assaggiare vari campioni di questo champagne, che comprendeva Veuve Clicquot, dell’Heidsieck e del Juglar (stando a quello che era scritto sui tappi), il prof. Jeandet l’ha definito "molto giovane, di spiccata freschezza, con una nota floreale o fruttata". Ha poi aggiunto: "Siamo rimasti davvero sorpresi nel constatare che questo champagne era perfettamente conservato, sia dal punto di vista della composizione chimica sia da quello dell’aroma. Ci ha sconvolto il fatto che le percentuali di acido acetico erano solamente poco più elevate degli champagne moderni».
Foto: Repubblica.it
Inoltre, le analisi di laboratorio hanno attestato che gli champagne avevano al loro interno tracce chimiche di legno, derivanti sicuramente da una vinificazione in botti di quercia, una gradazione alcolica di 9,5% vol. e un residuo zuccherino di circa 150 g/l. 

In tutto questo c'è sola una cosa che non mi mi torna e non mi fa dormire tranquillo di notte: cinque anni fa è stato scritto che ad assaggiare per la prima volta lo champagne è stata l'esperta finlandese Ekka Gruessner Cromwell-Morgan la quale avrebbe definito il contenuto delle bottiglie di colore oro scuro con un forte retrogusto di tabacco, di grappa, di frutti bianchi, quercia. 
Ma i primi ad assaggiare sti champagne non sono stati i ricercatori francesi? Mah, a me sta notizia mi sa tanto di fuffa giornalistica.....


Villa del Cigliano Docg Chianti Classico Riseva 2009

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Niccolò Montecchi, che avevo conosciuto tempo fa a Sangiovese Purosangue a Roma, è un nobile contadino, ma vale anche il viceversa, che assieme alla sua famiglia ha ereditato Villa del Cigliano il cui nome deriva dall'omonimo edificio, da sempre di proprietà degli Antinori, costruito nella seconda metà del '400 su preesistenti edifici medievali e che ancora oggi conserva un fascino immutato grazie ai suoi interni rinascimentali e al muro di cinta che racchiude un giardino storico di grande bellezza con annessa statua del Nettuno.

Foto: archivio.gonews.it

Ci troviamo in prossimità di San Casciano in Val di Pesa, a circa 20 km da Firenze, in territorio di Chianti Classico dove l'azienda si estende per 60 ettari, di cui 25 coltivati a vigneti (situati tra i 300 e i 350 metri di altitudine) e i restanti a oliveto. 

Le vigne. Foto: portovinoitaliano.com

La famiglia Montecchi attualmente produce: Chianti Classico DOCG (base e Riserva), Toscana Rosso e Rosato IGT, Vinsanto del Chianti Classico DOC, Grappa, Olio Extravergine di Oliva.

Elisabetta e Niccolò Montecchi . Foto: thewaywewine.com

Fatta questa opportuna premessa andiamo al sodo, che dite?

Il sodo stavolta prende la forma del loro Chianti Classico Riserva 2009 che ho potuto ribere durante il master sul Chianti Classico tenuto da Armando Castagno che ha voluto descrivere il territorio di San Casciano in Val di Pesa anche con questo vino composto da sangiovese (90%), canaiolo (7%) e colorino (3%).

Foto: www.wineverse.it

I Chianti Classico di Villa Cigliano me li ricordavo buoni e rigorosi e anche questa Riserva non è da meno perchè nulla concede a modernismi e finte piacionerie. Tutt'altro, questo vino sembra essere un perfetto discendente e allievo della vecchia scuola del sangiovese che profuma intensamente di violetta e rosa canina. Il resto, il contorno, è pura eleganza ed austerità dove anche la frutta rossa, le spezie e i toni vegetali sono solo sussurrati e, comunque, sembrano usciti da La Primavera di Botticelli per via della loro entusiastica freschezza.

Al sorso coniuga perfettamente rotondità e durezze in un tutt'uno armonico che regala simmetrie gustative di grande classe. Chiude regalando una scia finale sapida da cavallo di razza.

Se non lo avete mai bevuto vi consiglio di farvi un regalo anche perchè costa poco.


Piccola nota tecnica: il Chianti Classico Riserva di Villa del Cigliano fermenta in acciaio e viene maturato, all'interno delle vecchie cantine aziendali, per 24 mesi in botti di rovere da 20 Hl, seguiti da un ulteriore affinamento di 8-12 mesi in bottiglia.

Il pizzo corre sui vigneti dell'Etna

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E' passato pochissimo tempo da quando sono tornato dal mio viaggio alla scoperta dei vini dell'Etna e leggere questa notizia mi riempie di dolore ma non sono stupito perchè il malaffare imperversa sempre nei posti dove l'economia gira alla grande.

La mafia però non c'è solo in Sicilia e io che sono di Roma ne so qualcosa. 

Se avete due minuti leggete questo articolo tratto da Catania Today per avere un quadro della situazione.

La mafia lucrava sul vino doc dell'Etna imponendo il "pizzo" ad alcune delle principali aziende vitivinicole attive tra Randazzo e Castiglione di Sicilia. E' questo lo scenario tratteggiato dall'indagine dei carabinieri del comando provinciale di Catania culminata la notte scorsa nell'esecuzione di 15 ordini di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti del clan dei Brunetto, un'articolazione della famiglia Santapaola che operava nella fascia ionica della provincia.

Foto: repubblica.it

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, tra le vittime del clan almeno sette aziende vinicole, alcune di fama nazionale, alle quali sarebbe stato chiesto una tangente annua compresa tra mille e 12mila euro, secondo il fatturato della società. I nomi della aziende sono stati resi noti durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina: Planeta, Mannino, Valenti, Vagliasindi e Tornatore.
A tal proposito, riceviamo e pubblichiamo la nota di Ettore Vagliasindi, dell’azienda agricola Vagliasindi: “L’azienda agricola Vagliasindi di Ettore Vagliasindi si ritiene estranea ai fatti accaduti”.
Ma anche un "pizzo" di 500 euro mensile legato alla "guardiania" di vigneti e frutteti, o attraverso l'assunzione di personale. Chi non si metteva in "regola" continuava a subire danneggiamenti, come il taglio di alberi da frutto, uliveti e filari di viti. In quel caso, come emerge da un'intercettazione, l'invito era "di cercarsi un amico, ma d'urgenza...". Non tutte le aziende hanno ceduto al ricatto. E la rappresaglia era garantita: "Poi i cavalli - ordinano telefonicamente dai vertici del clan - glieli bruci nella stalla, ci vai e gli dai fuoco...".

Le indagini sono state avviate dai carabinieri della compagnia di Randazzo e del comando provinciale di Catania alla fine del 2012. E nell'aprile del 2013, a Giarre, militari dell'Arma sono riusciti a interrompere un 'summit' di mafia dove, tra gli altri, Lomonaco e Oliveri stavano delineando strategie criminali.
Il gruppo aveva una grande paura di essere intercettato, tanto da essere in possesso di strumentazione all'avanguardia per 'bonificare' locali e auto da 'cimici' e invitava alla cautela preventiva: "Ha i telefoni sotto controllo - dice Lomonaco, ascoltato dai carabinieri suo malgrado - che non si confonda nel parlare...". Il clan aveva in uso anche armi, ma preferiva "quelle tradizionali". "Un fucile automatico a cinque colpi - commentava Lomonaco al telefono - ha la canna lunga, meglio un due colpi, sono di meno, ma sono sicuri...".
Le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal procuratore distrettuale Giovanni Salvi e dal sostituto della Dda di Catania, Iole Boscarino.


Potrebbe interessarti:http://www.cataniatoday.it/cronaca/mafia-clan-brunetto-randazzo-arresti-29-aprile-2015.html
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Robert Parker a cena con voi costa fino a 100 mila dollari

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Robert Parker, chi era costui? Trattasi del più importante critico mondiale del vino. Uno che sulla sua rivista The Wine Advocate , dove recensisce e valuta i vini di tutto il mondo dando voti in centesimi, puù fare la fortuna o la rovina di un'etichetta o di un produttore.
E pazienza se non tutti riconoscono il suo magistero. Quel che conta è che Parker è l'uomo più influente dell'universo enologico. E lo dimostra un episodio: qualche giorno fa uno sconosciuto uomo d'affari cinese ha sborsato 100mila dollari per il privilegio di avere a cena - un evento a sfondo benefico di cui Parker è protagonista da qualche anno - l'esimio critico con lui e altri nove ospiti: antipasto, primo, secondo e contorno, dessert e caffè. E ovviamente vino, ci si augura all'altezza di un tanto esigente commensale. Il conto lo abbiamo detto: 100mila dollari.
La storia, riportata da Winenews.it ha quasi dell'incredibile. Gli altri anni infatti l'asta per aggiudicarsi Parker a cena (ma il vino almeno lo portarà lui?) si era fermata a 25mila dollari. Quest'anno un collezionista di vini di Washington ha sparato altissimo: 75mila euro. E all'anonimo e facoltoso cinese non è rimasto che alzare ulteriormente la posta, raggiungendo le sei cifre.
Foto: en.wikipedia.org
Una quotazione, quella di Parker, che è elevatissima se pensiamo al fatto che Barack Obama e la moglie Michelle nel 2013 furono «acquistati» come commensali per la cifra tutto sommato ragionevole di 32.400 dollari. E stiamo parlando della coppia più potente del mondo. Stracciati peraltro dall'altra coppia presidenziale (forse bi-presidenziale) Bill e Hillary Clinton, che sono stati valutati fino a mezzo milione di dollari. Eppure anche Parker impallidisce davanti a Tim Cook, l'uomo che ha sostituito Steve Jobs alla guida di Apple (si offrì anche di provare a salvargli la vita donandogli il fegato). Tempo fa il supermanager si è messo all'asta anch'egli per un evento benefico sul sito Charity Buzz e la cifra base è di 165mila euro. Che comprendono, è vero, anche due ingressi vip per il prossimo evento della mela morsa, la WWDC 2015 che si svolgerà il prossimo 8 giugno. Ma restano sempre una cifra (g)astronomica. Destinata per altro a crescere molto. Nel 2013 infatti Cook per un solo caffè strappò 610mila euro. Probabilmente il caffè più caro della storia.
Ma il vero recordman è Warren Buffet, imprenditore ed economista americano che malgrado il nome da cena in piedi, ha un record di 3,2 milioni per la partecipazione a una cena. Un personaggio evidentemente assai divertente. Non si sa, invece, per quanto è stata «aggiudicata» la procace attrice Pamela Anderson, che anni fa fu il premio di un'asta benefica: in palio una cenetta a due. Ma il verio premio sarebbe stato il dopocena, ovviamente. E in Italia? L'asta per la cena non tira. Il più quotato è Eros Ramazzotti: qualcuno anni fa sborsò 9350 euro per prenderci un aperitivo. Contento lui...
Articolo di Andrea Cuomo tratto da IlGiornale.it

L'Etna della famiglia Benanti

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Benanti è stata la prima azienda che ho visitato durante il mio mini tour in terra etnea. 

Scelta assolutamente voluta, non potevo non iniziare dalla loro terra e dai loro prodotti che, tanti anni fa, per primi, mi hanno permesso di comprendere le potenzialità evolutive dei vini dell'Etna. Me lo ricordo ancora il Pietramarina 1995 che mi versò Giuseppe Benanti, non potevo credere alla giovinezza e alla territorialità di quel vino. 

Quel giorno ho giurato che, prima o poi, sarei passato a trovarlo in azienda.........

Entrata della tenuta

Con Stefania arriviamo a Viagrande a metà mattina e, varcato il cancello della bellissima proprietà famigliare, ci accorgiamo che non siamo soli visto che a far visita all'azienda c'è anche un folto gruppo di futuri sommelier siciliani.  
Non c'è nulla da fare, la cultura del vino etneo ha in questa azienda un punto di riferimento assoluto grazie all'opera e alla caparbietà un po' visionaria del cavalier Benanti che quasi trenta anni fa, coadiuvato da Salvo Foti e dai professori Rocco Di Stefano e Jean Siegrist, ha voluto riprendere in mano la tradizione vitivinicola di famiglia al fine di produrre grandi bianchi e rossi dell'Etna.

Salvino ed Antonio Benanti, oggi, rappresentano la nuova generazione e a loro  spetterà l'arduo compito di portare avanti le tradizioni di famiglia cercando di comunicare al meglio il loro territorio di appartenenza che quella mattina abbiamo calcato girando per le bellissime vigne ad alberello piantate attorno al corpo aziendale.

Salvino, Giuseppe e Antonio Benanti

I Benanti hanno attualmente circa 20 ettari vitati in varie zone dell'areale dell'Etna DOC e, tra questi, spiccano sostanzialmente tre tipologie di vitigno: carricante, nerello mascalese e nerello cappuccio.

Mentre camminiamo tra vigne nuove ed impianti centenari (alcuni alberelli ancora sono a piede franco come quelli da dove arriva il Cru "Serra della Contessa"), ci sentiamo osservati dall'Etna, 'a Muntagna come la chiamano da queste parti, che rappresenta per i contadini locali il vero e unico custode di questo patrimonio ampelografico unico al mondo.





Dopo un rapido giro all'interno della cantina di affinamento, che probabilmente tra cinque anni verrà sostituita con una struttura totalmente nuova e maggiormente funzionale alle esigenze aziendali, passiamo a visitare l'ottocentesco palmento in pietra lavica, comprensivo di torchio perfettamente conservato, per poi terminare il tour all'interno della sala di degustazione dove berremo tre vini: Etna Bianco DOC "Bianco di Caselle" 2013, Nerello Mascalese 2007, Nerello Cappuccio 2006 ed, infine, il Serra della Contessa 2004.

La cantina di affinamento

L'antico palmento. Foto: Lavinium

Il primo, il "Bianco di Caselle" 2013 (carricante 100%) rappresenta nella gamma aziendale l'Etna bianco base, sicuramente un primo ma deciso approccio al più complesso "Pietramarina" di cui parlavo all'inizio di questo post. Da vigneti situati a circa 1000 metri e localizzati in c/da Caselle, nel versante est dell'Etna, e c/da Cavaliere, nel versante sud dell'Etna nel comune di S. M. di Licodia (CT), nasce questo bianco dall'anima molto schietta e territoriale dove la spina dorsale minerale è piuttosto netta e marcata così come evidente al sorso è la freschezza di questo carricante che non smetteresti mai di bere grazie anche alla sua versatilità a tavola.N ota tecnica:  aa fermentazione si svolge ad una temperature di 18-20°C in serbatoi di acciaio. Il vino è lasciato a maturare per circa due mesi in vasca prima di essere imbottigliato.


Il Nerello Mascalese 2007, facente parte della linea "Monovitigni", rappresenta in rosso tutto ciò che ho scritto prima ovvero è un vino che legge molto bene il terroir etneo. Tradotto è un rosso molto scuro ed austero che sa di cenere, fiori secchi e bacche selvatiche. Al sorso deciso ma equilibrato, lungo e dalla chiusura decisamente e drasticamente sapida. Nota tecnica: dopo la malolattica il vino viene travasato in piccole botti da 225 litri dove rimane per oltre un anno. Affinamento :in bottiglia per 8-10 mesi.


Il Nerello Cappuccio 200a, anche della della gamma "Monovitigni", rappresenta il fratello estroverso del nerello mascalese, una sorta di Lucignolo alcolico dove, al posto della austera mineralità del precedente vino, entrano in gioco note più popolari e paffute di frutta e fiori rossi. Sorso aggraziato e rotondo con un finale sapido e solenne che tradisce solo leggermente lo stile casual di questo nerello cappuccio che fa davvero pandan col mascalese. Da oggi, sicuramente, capisco molto meglio i motivi dell'uvaggio tra i due nerello. Nota tecnica: dopo la malolattica il vino viene travasato in piccole botti da 225 litri dove rimane per oltre un anno. Affinamento :in bottiglia per 8-10 mesi.


Il Serra della Contessa 2004 (nerello mascalese e nerello cappuccio), proveniente dal vigneto centenario a piede franco situato sul Monte Serra (conetto vulcanico adiacente l'azienda) è un vino che sembra essere l'esatto profilo caratteriale del Cavalier Benanti: signorile, raffinato, di altri tempi, complesso ma al tempo stesso esuberante, estremamente conviviale e capace di raccontarti il territorio come nessuno il territorio. Sogni annessi. Bisogna solo berlo per comprendere quanto sto scrivendo. Nota tecnica: le uve, vendemmiate a fine settembre, vengono vinificate in rosso con lunga macerazione del mosto con le bucce in tini di rovere da 52 ettolitri. Dopo la malolattica, il vino viene travasato in piccole botti da 225 litri dove rimane per oltre un anno. Affinamento in bottiglia per almeno 12 mesi.




Il mio Etna Tour continua!!!!

Gianni Ruggiero e il suo Expo di Milano

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Sono stato a Milano e, quanto scriverò di seguito, di certo non andrà ad assecondare nessuno. Di certo, come qualcuno fa, non omaggerò le persone che contano attraverso piroette linguistiche che tradiscono il mio essere naturale che significa non andare incontro alla moda prevalente.

A Milano, ovviamente, ho visitato l'Expo che rappresenta un capitolo importante della storia di questo paese con un immenso potenziale di espansione nella formazione culturale e comunicativa del mondo dell'agroalimentare che paragonerei ad un grande Barolo tradizionale.

Certo, Farinetti dà l'impressione del vino "piacione" e senz'anima ed io preferirei il carattere austero, profondo ,schivo dell'uomo piemontese dei miei ricordi ma, si sa, il mondo è cambiato, va troppo veloce, e lui questo messaggio l'ha recepito e ne ha fatto di necessità virtù.


Non voglio essere blasfemo ma se nel cenacolo avessi predisposto il menù di Gesù non avrei avuto dubbi nel condividere la scelta sul pane ed il vino...quale rappresentazione della biodiversità più appropriata e ricca di grandi significati: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete"

E' li, in quel momento, sul palco dell'Expo, davanti a quella scenografica distesa di grano, di fronte a carabinieri e autorità dello Stato che ho avuto un sussulto:"Ma perché?..dico!..perché?..quale occasione migliore per mostrare una selezione dei nostri migliori autoctoni con tanto di cartelli a significare ogni singolo frutto della nostra stupenda cultura contadina (senatore cappelli, saragolla ecc..) invece no, un grano anonimo e, probabilmente, nanizzato.

Niente da fare..prevale lo stupore della forma con alberi di ferro che sparano fuochi d'artificio sacrificando la sostanza del sapore della "vita.

Non mi tocca che recitare il Maestro con la parabola del buon pane e della Zizzania.

Bere Vintage ma...a che prezzi?

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“Cosa gradisce da bere?” - “Mah non saprei…ha per caso qualcosa di…“vintage”??
Suona strano ma effettivamente questo potrebbe essere un scambio di battute che bene sintetizza l’ultima tendenza nel mondo beverage: il vintage!

È il trend rilevato da Kijiji.it, sito di annunci gratuiti locali del Gruppo eBay, che ha lanciato poche settimane fa la nuova categoria Gastronomia, con un‘apposita sezione dedicata al mondo beverage, che sta riscuotendo un grande successo in modo particolare tra gli amanti del bere raffinato. Dopo l’abbigliamento, nel quale da fenomeno di nicchia si è trasformato tendenza mainstream, il vintage spopola quindi anche sulla tavola. Wiskey, liquori, grappe, oltre agli immancabili vini, tutti in versione rigorosamente “invecchiata” sembrano conquistare sempre di più appassionati e collezionisti, con alcuni pezzi unici davvero introvabili

Fonte: www.myluxury.it

Kijiji.it ha realizzato una selezione delle 10 rarità da bere che si possono trovare sul web. 
Eccole di seguito:

1) Collezione Grappe Bepi Tosolini 1990 – prezzo di vendita: 12.000 euro
“Intera collezione grappe MOST BEPI TOSOLINI,serie storica, una per ogni anno dal 1990, griffate, in vetro di Murano Occasione unica, l'intera collezione, anche con le bottiglie introvabili! In foto le bottiglie di alcuni anni”

2) Passito erbaluce Enrico Serafino 1920 – prezzo di vendita: 2.500 euro
“Storica e rara bottiglia di vino Enrico Serafino passito erbaluce del 1920, ultima onorificenza grande medaglia d'oro Milano 1906.provveditore di s.a.r. il duca di Genova. perfetta con anche il suo tagliandino originale al collo, tenuta per decenni in cantina chiusa in una cassa di legno che non le ha fatto risentire del passare del tempo, infatti etichetta scritte e colori sono perfetti , veramente in ottime condizioni come da foto, me ne separo a malincuore per necessità il prezzo e' molto meno di quello che vale”

3) Liquore Millefiori del 1968 – prezzo di vendita: 2.000 euro
“Vendo liquore Millefiori originale integro del 1968, mai aperto, per veri collezionisti e amatori del settore”

4) Salaparuta Sherry  del 1841 – prezzo di vendita 8.000 euro
“Vino bottiglia salaparuta sherry vino stravecchio 15 luglio 1874 ha 141 anni”

5) Collezione Cognac Curvoiseier collezione Erté- prezzo di vendita 6.500 euro
“Vendo collezione completa cognac " COLLECTION ERTÉ".Romain de Tirtoff d'origine russa artista francese, noto anche come Erté (nato nel novembre 1892), ha progettato e disegnato le bottiglie di questo edizione limitata. Le miscele sono costituite da rari Grande Champagne Eau-de-vie. Ogni bottiglia è completa di scatola e certificato di autenticità, tutto in perfette condizioni.”

6) Collezione Signatory vintage Wiskey – prezzo di vendita: 2.000 euro
“Intera collezione Signatory vintage s.w. - Bowmore 1974; port elen 1976; maccalan glenlivet 30 anni; caolila 1975; port elen 1975.”

7) Brandy Invecchiato Camel 1992– prezzo di vendita 1.600 euro
“Brandy invecchiato 25 anni - Azienda Camel - Udine - - serie limitata 500 pezzi - anno 1992 - Bottiglia in cristallo firmata Baccarat - la bottiglia nella foto è la N. 262 da certificato di garanzia, perfetta, mai esposta!”

8) Marsala Florio 1840 – prezzo di vendita 12.000 euro
“Rarissima bottiglia Marsala Florio del 1840 in ottime condizioni, anno di fondazione della casa offresi a euro 12.000. Rarissima bottiglia.

9) Brunello Biondi Santi Riserva 1955 – prezzo di vendita 8.500 euro
“Biondi Santi Riserva del 1955 in ottime condizioni conservato lontano dalla luce e suoni. Vendemmia grande ed eccezionalissima. Andamento stagionale ottimale con primavera piovosa ed estate asciutta. Vendemmia asciutta. Il Brunello Biondi Santi Riserva 1955 è stato inserito da Wine Spectator tra i 12 migliori vini del XXº Secolo, unico italiano. Vengono vinificate solamente le uve provenienti dalle vigne di nostra proprietà”.

10) Dom Perignon 1955 – prezzo di vendita 5.000 euro
“Dom Perignon Vintage del 1955 bottiglia Lt 0,750 massima conservazione perfetta in ogni particolare


Vabbè ma, secondo loro, abbiamo l'anello al naso?

Viaggio nell'Etna DOC: Ciro Biondi e i suoi vini

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La mia Smart presa a noleggio sbuffa e sembra non volerne saperne di arrampicarsi sulle strade dell'Etna che portano fino a Trecastagni dove ci aspetta Ciro Biondi per farci visitare il suo piccolo mondo agricolo.

L'entrata sterrata della sua piccola azienda mette a dura prova le sospensioni della macchina che, stanca di sobbalzare e con la paura di smontarsi da un momento all'altro, ci scongiura di aspettare che Ciro ci venga a prendere con un ben più funzionale fuoristrada grazie al quale iniziamo subito la visita di alcuni dei principali vigneti della proprietà.

Ci troviamo nel versante Sud-Est dell'Etna, ad un'altitudine che varia tra i tra i 600 e i 900 metri s.l.m., dove Ciro e suo moglie Stephanie, dal 1999, gestiscono magistralmente circa quattro ettari di vigneto diviso in tre piccoli appezzamenti che rappresentano veri e propri Cru: Chianta, Cisterna Fuori e San Nicolò 

Il vigneto Chianta, che abbiamo visitato a piedi con lo stesso vignaiolo, ha esposizione est e si estende per circa un ettaro dove sono piantati alberelli terrazzati di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e varietà a bacca bianca tra cui troviamo Minnella e Carricante. 


Chianta

Chianta

S, Nicolò, piccolo appezzamento di nemmeno mezzo ettaro, ha una altitudine di 640 metri s.l.m. dove sono piantati Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio a piede franco.


Foto: Andrea Federici

Cisterna Fuori, il cui nome deriva dal contenitore posto al centro del vigneto a fini di raccolta dell'acqua piovana usata per i trattamenti, si estende per circa 2 ettari dove, sempre coltivati ad alberello, troviamo i soliti Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Questa è l'ultima tappa del tour con il fuoristrada perchè proprio all'interno di questo Cru la famiglia Biondi ha installato una piccola sala degustazioni all'aria aperta.


Foto: Andrea Federici

Foto: Andrea Federici
Foto: Andrea Federici

Mentre parliamo con Cirò del suo lavoro e della sua passione per il vino che ha origini antiche (il nonno già produceva con successo agli inizi del secolo scorso) degustiamo l'Outis bianco 2014. Il vino, composto da sapiente uvaggio di Carricante, Cataratto e Minnella, rappresenta un Etna Bianco assolutamente didattico che esprime in assoluta chiarezza il territorio vulcanico di appartenenza grazie alla sua veste sapida e minerale che si disegna nel bicchiere in modo elegante e sussurrato. L'Outis bianco è un vino che invoglia a bere per la sua freschezza e la sua franchezza senza per questo rinunciare alla complessità organolettica. E' un dipinto dell'Etna in bianco e nero che vale la pena concedersi, come abbiamo fatto noi, in una bellissima giornata di sole primaverile.


L'Outis rosso 2014, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, mi affascina fin da subito per il suo colore rubino trasparente che fa trapelare una purezza di fondo di grande fascino. Associa finezza e territorialità in maniera egregia donando al sorso mineralità e ritorni di frutta rossa di rovo in maniera ricca ed esemplare. E' un vino di luce e non di sole e, per questo, mi piace da morire.



L'ultimo vino degustato è stato il Cisterna Fuori 2011, un Etna Rosso derivante dall'omonimo Cru che, silenziosamente, ci circonda e ci ospita mentre degustiamo i suoi frutti. Il vino, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, viene fermentato in acciaio e affina in botti da 225 e 500 litri prima di terminare l'invecchiamento in bottiglia per almeno altri tre mesi. Rispetto all'Outis ha una maggiore profondità, è più celebrale e mediterraneo, odora di carruba e marasca, di cuoio e rabarbaro, di fiori rossi e ribes. Al sorso è molto diretto, minerale, con tannini serrati e finale quasi salmastro. E' un vino coraggioso per capitani coraggiosi e siamo sicuro che Ciro saprà sempre indirizzare i suoi Cru verso la rotta giusta



Salutiamo Ciro che ha un altro impegno in cantina, deve ricevere l'architetto col quale decidere in che modo ristrutturare l'antico palmento aziendale.

Foto: Andrea Federici
Foto: Andrea Federici
Riprendo la mia Smart, non sa che percorrere ancora tanti chilometri all'ombra del vulcano. Qualcun altro ci aspetta! Seguitemi.


'A Vita di Francesco De Franco

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Era il 3 Dicembre 2008 quando, sulla piattaforma Vinix, Francesco De Franco, che aveva appena presentato on line la sua azienda, mi manda questa mail di risposta alla mia richiesta di ulteriori informazioni:

Gentile Andrea Petrini,

La ringrazio per l'attenzione dedicata alla ns. azienda. Conforta sapere che ci sono persone curiose ed interessate a prodotti poco conosciuti.

Come avrà letto su vinix, riportato anche su www.vignadefranco.blogspot.com, la ns. è una piccola realtà che mette il lavoro in vigna al primo posto. Sinora ci siamo rivolti ad un mercato locale con prodotti dell'annata che per ns fortuna sono stati completamente consumati dai clienti abituali. Dalla vendemmia 2008 ci stiamo organizzando per affrontare il mercato extraregionale: abbiamo destinato un maggior quantitativo di uve alle ns. vinificazioni e operato una rigorosa scelta delle uve in modo da avere prodotti non solo da consumarsi nell'anno ma che possano tranquillamente affrontare un affinamento medio-lungo. Alcuni vini saranno pronti da maggio-giugno 2009 mentre i prodotti su cui puntiamo di più non prima dei 18-24 mesi dalla vendemmia.

Mi dispiace non poter esaudire la Sua gentile richiesta ma sarà sicuramente tra i primi a ricevere campione della ns. prossima produzione, convinti che una sana critica può aiutarci a crescere.

Non mancherò di seguirla sul suo blog.

Cordiali saluti

Dopo quasi circa un anno mi arriva questa mail

Gentile Andrea Petrini,
è una curiosa coincidenza ma Le scrivo esattamente un'anno dopo la sua richiesta di un campione del nostro vino. Ebbene ora ci siamo, siamo appena usciti con il Rosso Classico Superiore 2008 di cui sono ben lieto di inviarLe il campione. Dovrei passare da Roma il 9 Dicembre, c'è modo di lasciarLe personalmente il campione?

Un saluto, a presto

Francesco Maria De Franco

Passa poco tempo da quest'ultima comunicazione che Francesco me lo ritrovo sotto l'ufficio, zona Eur, tutto trafelato che sta andando di corsa, su e giù per l'Italia, per promuovere e far degustare il suo Gaglioppo in purezza. 

E' il 2009, l'inizio di una splendida avventura che ha portato il nostro vignaiolo calabrese tra l'elite dei produttori di vino nazionale ed internazionale. E' di circa un anno fa un articolo su 'A Vita pubblicato sul New York Times...

Quando finalmente lo vado a trovare,  Francesco è sicuramente un vignaiolo affermato e sicuramente più sicuro di come lo avevo conosciuto otto anni fa. Oggi, nel territorio del Cirò Doc, è senza dubbio un punto di riferimento che ha trainato tanti altri vignaioli, come Sergio Arcuri o Calabretta, ad uscire dal loro guscio e far scoprire al mondo intero la territorialità del gaglioggo che fino a pochi anni fa era un po' troppo "ostaggio" di produzioni troppo di massa.

Con Francesco iniziamo il piccolo tour delle sue vigne, otto ettari coltivati tra Cirò e Cirò Marina ad altitudini che vanno dai 70 metri ai 250 metri s.l.m.

Il primo appezzamento si trova in zona Sant'Anastasia, un valle molto bella dove la maggior parte delle vigne, non solo quelle di 'A Vita, sono coltivate ad alberello ad altitudini di oltre 200 metri. 
In questa piccola parcella viene allevato a cordone speronato un vigneto di circa 2 ettari, esposizione sud, reimpiantato nel 2004 totalmente a gaglioppo. Il terreno, come possiamo vedere dalle foto sottostanti, è argilloso e molto povero e Francesco mi confessa che difficilmente da queste parti le uve, particolarmente ricche di zucchero, forniscono vini con titolo alcolometrico inferiore ai 14.5°.



Terreno
Riprendiamo la macchina e, mentre percorriamo stradine di campagna bordate da fiori dai mille colori, ci dirigiamo verso la seconda parcella di proprietà che si trova in zona Fego, a circa 200 metri dal mare. Ovviamente, come mi fa notare Francesco, qua il terroir è totalmente diverse dall'appezzamento precedente, il mare in zona Fego fa la sua parte e anche il terreno, sempre argilloso ma molto più scuro, è più ricco e fertile.

 "Da questa vigna di appena oltre un ettaro - mi spiega De Franco - faccio uscire il rosato andando a vendemmiare le uve della fila superiore che sono meno ricche di zucchero. In passato, poi, con questi grappoli ho prodotto anche il Cirò Rosso F36-p27 nelle annate 2008 e 2009 il cui nome fa riferimento alla particella da cui nasce ed al foglio catastale. Andrea da queste parti trovi, oltre al gaglioppo, trovi anche qualche pianta di magliocco!".


Si sale di nuovo in macchina per visitare probabilmente la più vigna "vecchia" da cui Francesco fa uscire la sua Riserva. Ci troviamo in località Muzzunetto, stessa valle della vigna di Sant'Anastasia ma diverso versante, siamo dalla parte opposta dove, con esposizione nord/ovest, sono allevati ad alberello 4 ettari di gaglioppo di età media di circa 50 anni. Il terreno è sempre argilloso ma è più ricco di pietre che affiorano fino in superficie. 





Prachetto è posto unico da cui non andresti mai via ma è ora di andare in cantina e il tempo, come al solito, è sempre tiranno. La struttura, fortunatamente, è situata a pochi minuti di strada e, tra una chiacchera e l'altra, riusciamo anche a passare di fianco alla quarta vigna di 'A Vita, in località Frassà, dove viene coltivato in un fazzoletto di terreno un po' di Greco Bianco.

Arrivati! La piccola cantina di Francesco è di recente costruzione ed, entrando, non possiamo non notare i colori dei disegni creati da una scuola media cirotana, in collaborazione con l'associazione Jumara, e dedicati al vino Cirò.


La sala vinificazione è dotata di pochissimi fermentatori in acciaio da dove cominciamo il nostro giro di degustazione che parte, ovviamente, dall'annata 2014.



A prescindere dalle varie tipologie di Cirò degustato da vasca, con Francesco siamo d'accordo che il 2014 sia un millesimo già pronto grazie ad un vino molto fresco e già abbastanza equilibrato. Non so quanto potrà andare avanti nel futuro ma il presente sarà ricco di soddisfazioni per chi ha lavorato bene in vigna nonostante l'annata difficile.

Il 2013, invece, rappresenta un millesimo molto particolare e gli assaggi in vasca ci hanno confermato che siamo di fronte ad un Cirò più caldo ma, cosa più importante, sicuramente più indietro rispetto alla 2014. Infatti, ad oggi, è ancora un vino duro, scontroso, per certi versi aggressivo, per cui il prossimo affinamento in bottiglia sarà sicuramente fondamentale per fornirgli un primo essenziale equilibrio che, sono sicuro, troverà appieno tra non meno di cinque anni. 


Ci  mettiamo attorno ad un tavolo per degustare le annate precedenti iniziando dal Cirò Classico Superiore 2011 che si presenta in veste aristocratica e associa ai "classici" aromi di mora di rovo ed amarena anche eleganti sensazioni di bacce di ginepro, resina, tamarindo, alloro e vibrante mineralità rossa. Sorso perfettamente orchestrato dove le mordidezze alcoliche sono perfettamente equilibrate da un intervento tannico e da una sapidità davvero preziose per lo sviluppo gustativo che regala un finale generoso e lunghissimo.



Il Rosato 2012, le cui uve, come già detto, provengono dal vigneto Fego situato vicino al mare, rappresenta un po' un vino a cui sono molto affezionato visto che, anno dopo anno, rappresenta una delle miei vini estivi per eccellenza grazie alla sua estrema bevibilità che, stavolta, non fa rima non banalità. Già, il Rosato di De Franco non sa di Big Babol ma di ferro e sale per cui chiedo agli amanti dell'ovvio di non comprarlo e di starne alla larga il più possibile!



L'ultimo vino in ordine temporale è il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2010, prodotto da uve gaglioppo coltivate nel vecchio vigneto di Muzzunetto che, grazie ad un affinamento di circa 24 mesi suddiviso temporalmente tra botte grande da 20 HL e bottiglia, riesce a fornire una complessità abbastanza inedita per un vino calabrese di questo territorio. Il colore oggi tende al granato ma se, intelligentemente, si va oltre la veste cromatica per giudicare questa Riserva, potremmo scoprire un vino davvero superlativo dove ritrovare al tempo stesso terra e sole, macchia mediterranea e fiori secchi, radici e frutta nera di rovo. Al sorso è viscerale, palpitante, sapido e intenso come la sua persistenza che non cede nulla per minuti e ti regala un sorso di Calabria senza compromessi. Francesco, probabilmente, con questo vino  è giunto ad una prima quadratura del cerchio anche se, ne sono sicuro, ancora ci sorprenderà col suo lavoro. 
Basterà aspettare senza fretta, vero?



Beyoncè versa nella vasca idromassaggio uno Champagne Armand de Brignac da 20 mila euro. E' davvero uno spreco?

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Si sono incazzati e pure tanto i fan della cantante Beyoncè rea di aver versato un costosissimo Champagne Armand de Brignac nella vasca idromassaggio durante le riprese del video di Feeling Myself", realizzato in coppia con Nicki Minaj.


Dalla foto non è dato sapere se anche le altre due bottiglie di Champagne sono state usate (valore commerciale di 60 mila euro) ma, come detto, più di un fan si è risentito per questo schiaffo alla miseria tanto che su Twitter sono apparsi "cinguettii" di fuoco.

"Quando vedo Beyoncé farlo, è come se prendessi uno schiaffo in faccia, sono scioccato. Poteva dare quei soldi ai bambini che muoiono di fame. Ma lei deve avere altre priorità"

"Beyoncé spreca 20 mila dollari di champagne e io sopravvivo con un 20 dollari alla settimana"


"Fa una cosa del genere come se niente fosse"


"Se qualcuno mi dovesse chiedere cosa voglio fare da grande, mostrerò loro la scena in cui Beyoncé versa una bottiglia da 20 mila dollari di champagne in una vasca idromassaggio", 


A prescindere dalla polemiche che alla fine non hanno fatto altro che pubblicizzare ancora di più il video, siamo sicuri che buttare via una tamarrisima bottiglia di Armand de Brignac sia davvero uno spreco? Io lo considero un favore all'umanità.

Il Gambellara è una felice scoperta

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In questi giorni non si fa che parlare di vini del vulcano e, nel momento in cui sto scrivendo, mi è arrivato il gradito invito per partecipare alla nuova tappa di Volcanic Wines che si terrà ad Orvieto e che poi proseguirà  in giro per l'Italia in base al format prestabilito.

Tra i territori vulcanici italiani, uno dei più suggestivi è sicuramente quello di Gambellara che, in posizione panoramica sulla pianura veneta, si estende tra le province di Verona e Vicenza attraverso le sue morbide e antichissime colline, mai al di sopra dei 500 metri s.l.m., che recenti studi hanno fatto risalire al primo periodo del Terziario come riflesso agli imponenti movimenti e scorrimenti degli strati geologici e ai corrugamenti che hanno dato origine alla cerchia Alpina. 


I vigneti di Gambellara e la Chiesa di S. Marco

La caratteristica principale di Gambellara riguarda sicuramente il suo suolo formato in gran parte da basalti e tufi terrosi basaltici di origine vulcanica che, nella zona di monte San Marco, sono stati talmente consistenti che in passato si è aperta una cava per estrarli ed usarli per le massicciate ferroviarie o come materiale per costruzioni locali. 
Di quel giacimento naturale, purtroppo, non è rimasto quasi nulla se non un parco, che ha sostituito la vecchia cava, e qualche roccia basaltica a testimoniare antichi splendori perduti.


I basalti di Gambellara prima....
...e dopo

Parlando di viticoltura, a Gambellara la regina delle uve è la Garganega che sembra essere presente in questo territorio fin da tempi antichissimi visto che lo stesso Pier de Crescenzi, nel suo trattato "De Agricoltura" menziona questo vitigno osservando acutamente alcune caratteristiche distinguendola tra una sottovarietà Femina, molto fruttifera, ed una Mascula, praticamente sterile. In particolare la Garganega, allevata storicamente a pergola veronese, in questo territorio trova le sue zone di elezione tra i comuni di Gambellara, Montorso Vicentino, Montebello Vicentino e Zermeghedo dove, grazie a circa ottocento ettari di vigneto, sono prodotte due Denominazioni: il “Gambellara DOC”, nelle tipologie “Gambellara” (anche Spumante), “Gambellara Classico” e “Gambellara Vin Santo” e il “Recioto di Gambellara DOCG” nelle tipologie “Spumante” e “Classico”.


Ospite del dinamico Consorzio Tutela Vini Gambellara, istituito nel 1972 e oggi presieduto da Giuseppe Zonin, ho partecipato ad un press tour dove, oltre a calpestare di persona le bellissime vigne di Garganega piantate su suoli di natura basaltico/tufaceo, ho potuto degustare nelle splendide sale delle le Barchesse del Vino di Gambellara (Palazzo Cera) alcune delle migliori espressioni del Gambellara DOC e del Recioto DOCG in modo da farmi una idea su una denominazione e un territorio che, a mio avviso, è ancora troppo sottovalutato e per certi versi ancora all'ombra dei vini della vicina Soave i cui vini hanno gli stessi meriti di quelli prodotti a Gambellara e dintorni.

Durante la due giorni veneta, grazie anche all'organizzazione in contemporanea di "Garganica, alla scoperta dei vini vulcanici del Gambellara Doc" ho potuto degustare molti ottimi vini che ora vado a descrivervi.



Non avevo molta fiducia sugli spumanti a base garganega visti i deludenti assaggi di qualche tempo fa ma questo metodo charmat di Roberto Zonin mi ha fatto un po' ricredere grazie al suo ottimo perlage e alla sua vigoria minerale. E' un vino semplice e diretto ma rappresenta un ottimo approccio alla territorialità di Gambellara.



Il Gambellara Classico 2014 di Sordato Lino rappresenta, a mio modo di vedere, tutto ciò che dovrebbe avere un Gambellara fermo vinificato in maniera semplice e pulita. Didattico il naso dove spiccano gli aromi di biancospino, pesca bianca, agrumi e fredda mineralità. Impianto gustativo agile, fruttato ma non banale dove la scia sapida finale rappresenta una degna chiusura per un vino che non fai fatica a finire in un attimo.



Natalina Grandiè una piccola grande realtà che siamo andati a trovare di persona in cantina e, tra i vari vini fermi, il Gambellara "Solo Lei" 2013 è sicuramente quello dalla maggiore personalità. Più complesso rispetto al precedente ha nel sorso fresco e nella affilata sapidità le sue armi di seduzione che vengono amplificate grazie anche ad un ad finale proporzionato e sfizioso. 



Virgilio Vignatoè un piccolo vignaiolo che dovrebbe avere maggiore spazio tra i vari wine blog perchè produce vini davvero interessanti tra cui questo Gambellara Classico "Capitel Vicenzi" 2013 che pur nella annata non facile riesce a trasmettere una sobria eleganza che ha per sfondo l'odore del basalto e per contorno una macedonia di frutta bianca e mazzi di fiori bianchi di campo. L'approccio al sorso è fruttato ma decisamente fresco e minerale. Chiude gradevole con un evidente eco floreale.



L'ultimo vino, il Gambellara Classico "Creari" 2010 di Cavazza l'ho scelto per due motivi: era l'unico un po' vecchiotto e, cosa ancora più particolare, era l'unica garganega in purezza le cui vigne sono piantate su un terreno anomalo per la vulcanica Gambellara visto che la sottozona Creari ha composizione prevalentemente calcarea. Rispetto agli altri è questo Gambellara DOC è sicuramente il più eterogeneo ma anche il più rotondo e generoso caratterizzandosi per un incipit olfattivo dove la frutta gialla matura e i sentori di mimosa sembrano ben integrarsi con un impianto gustativo suadente e dalle sfumature quasi salmastre.

Chiudo questo post ringraziando il Consorzio per il gentile invito con la speranza che i vini di Gambellara siano sempre più valorizzati e comunicati perchè, se fatti con Amore, non sono mai secondi a nessuno.

Alla prossima!

Vino e social: a che punto sono le nostre grandi aziende?

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Le cantine italiane devono fare sempre più i conti con il grado di digitalizzazione del mercato enologico e dei consumatori. Presidiati il mobile e i social network più collaudati; restano aperte grandi opportunità legate al search marketing, alla strategia social e all’e-commerce gestito direttamente dai siti web delle aziende (solo 2 su 25).
Questi in sintesi i risultati della seconda edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, società di consulenza strategica con oltre 80 offici nel mondo e parte del Gruppo Omnicom, che ha analizzato nel mese di aprile 2015 la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’ultima indagine Mediobanca di marzo 2015.

L’analisi ha preso in considerazione parametri sia qualitativi che quantitativi delle principali società del settore del vino Made in Italy - comparto che, secondo i più recenti dati rilasciati da Coldiretti, genera un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro (8% dell’industria alimentare nazionale) e un export di 5,1 miliardi (+1,4% sul 2013).
Rispetto al 2014, resta al top della classifica Compagnia De’ Frescobaldi; al secondo posto, guadagnando posizioni rispetto allo scorso anno, si posizionaCasa Vinicola Zonin, seguita da Masi Agricola, che perde una posizione rispetto al 2014, daGruppo Banfi, in risalita di 7 posizioni, e daP. Antinori, stabile in quinta posizione.


Tra i principali aspetti emersi dall’analisi:

1. A livello di siti web, l’e-commerce “diretto” è ancora appannaggio di pochissimi.

o   Resta quasi del tutto non presidiata, con 2 sole aziende sulle 25 analizzate, la disponibilità sul sito corporate di un servizio di e-commerce “diretto”. La difficoltà di adeguare l’intera struttura aziendale e logistica è ancora percepita come ostacolo, mentre online shop di prodotti eno-gastronomici e aggregatori sono in costante crescita. Secondo l’ultimo Osservatorio eCommerce BtoC promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano(2014), l’e-commerce in Italia ha raggiunto un valore complessivo di 13,3 miliardi di euro, +17% rispetto al 2013 in relazione alle vendite da siti italiani (verso consumatori italiani e stranieri). I device mobili, in particolare, sono sempre più protagonisti dell’e-commerce italiano: l’incidenza delle vendite da questi dispositivi (smartphone e tablet) ha raggiunto il 20% del totale e-commercedel nostro Paese.

o   Quasi tutte le aziende hanno compreso la necessità di presidiare il mobile. La partita della digitalizzazione e dell’export si gioca soprattutto su questo aspetto, per entrare in contatto con generazioni sempre più abituate a navigare da smartphone e tablet: secondi i più recenti dati rilasciati da Audiweb, il tempo totale speso online è generato per ben il 62,4% dalla fruizione di internet da device mobili.

o   E’ tutt’oggi solo parzialmente sviluppata l’ottimizzazione dei siti esaminati, sia in termini di creazione di contenuti ottimizzati che di link autorevoli che rimandano al sito, fattori che favoriscono la presenza del sito stesso nelle primissime pagine dei motori di ricerca.

2. A livello di canali social, in termini di presenza delle aziende, YouTube ha raggiunto Facebook, a dimostrazione, a distanza di un anno, della maggiore consapevolezza acquisita circa il potere dei contenuti video.

o   Le aziende analizzate mostrano in generale, come presenza, un buon presidio dei principali social network: conducono la classifica a pari merito Facebook e YouTube, utilizzati da 17 aziende su 25, seguiti da Twitter con 12 aziende.

o   Instagram e Pinterest, due social network più giovani ma dalle grandi potenzialità per il settore enologico, vedono entrambi la presenza di 6 sole aziende delle 25 prese in esame.

o   Osservando il presidio dei social network dal punto di vista qualitativo, l’analisi della frequenza di aggiornamento ha evidenziato ritmi un po’ altalenanti, pur non mancando casi di eccellenza. Buona la situazione per Facebook dove, tra le 17 aziende con un account, 13 hanno pubblicato un post sulla propria pagina negli ultimi 7 giorni presi in esami, alcuni con cadenza quasi giornaliera; per YouTube, solo 3 delle 17 aziende con un canale hanno pubblicato un video nell’ultimo mese, mentre 8 solo nell’arco degli scorsi 6 mesi. Piuttosto positivo l’aggiornamento in Twitter, considerando che 8 aziende tra le 12 con un account twittano notizie con una frequenza pressoché quotidiana.

“La seconda edizione di questa ricerca, pubblicata a un anno di distanza dalla prima, conferma la volontà d’innovazione del settore vinicolo italiano, ma mette in luce un processo di digitalizzazione del business ancora in consolidamento”, ha commentato Alessandra Fremondi, Senior Consultant e responsabile dell’area Food&Beverage di FleishmanHillard Italia. “Tra i segnali positivi sicuramente emerge il presidio del mobile e dei principali social Facebook e YouTube, quest’ultimo in crescita rispetto allo scorso anno del 13%. Le principali opportunità sono legate soprattutto all’ottimizzazione dei siti, alla consapevolezza del valore a medio-lungo termine di una piattaforma ecommerce proprietaria e alla possibilità di esplorare social network nei mercati locali: tutti aspetti che possono diventare un mezzo per moltiplicare il business e creare dialogo con i consumatori nei Paesi di riferimento”.

3.       In particolare, tra le opportunità:

o   Sito web:il web design e il racconto del prodotto, con un approccio editoriale curato e mirato, rivestono un ruolo fondamentale nel coinvolgimento dell’utente e nel rendere unica la sua esperienza di navigazione, valorizzando al meglio l’immagine del prodotto e del brand.  Un sito web che risponde alle necessità dell’utente di reperire online informazioni e di fruire di contenuti in multicanalità rappresenta il primo step verso una presenza online strategica del brand.

o   Ottimizzazione dei contenuti: in termini di search marketing, l’opportunità principale per le aziende vinicole è legata alla creazione di contenuti ottimizzati e di link autorevoli che rimandano al proprio sito, favorendone la visibilità nelle primissime pagine dei motori di ricerca. Inoltre, attraverso una strategia più avanzata di ottimizzazione per motori di ricerca locali, ad esempio Yandex nel mercato russo o Baidu in quello cinese, la visibilità del proprio sito può creare nuove opportunità in Paesi strategici da presidiare.

o   Strategia social mirata: diventa sempre più rilevante affinare la strategia di presenza sui canali social dal punto di vista qualitativo proponendo, secondo tempistiche di aggiornamento ideali per ogni singolo social network, contenuti rilevanti in grado di creare dialogo, informare, educare e coinvolgere l’utente. Questo approccio riguarda in primis i principali social network già presidiati come presenza dalla maggior parte delle aziende analizzate, quindi Facebook, YouTube e Twitter; rientra in una strategia social più ampia anche l’opportunità di presidiare canali come Instagram e Pinterest o strumenti locali in mercati strategici, ad esempio QZone o Weibo in Cina o V Kontakte in Russia.

o   E-commerce: l’Osservatorio eCommerce BtoC promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano ha messo in luce nel 2014 il contributo rilevante di alcuni comparti, poco significativi in passato ma con un potenziale online notevole, tra cui il Food&Wine ‘gastronomico’, che nel 2014 ha raggiunto in Italia in termini di e-commerce un valore di oltre 200 milioni di euro, in crescita del 30%. Accanto a questo dato significativo, l’Osservatorio ha però evidenziato la quasi totale assenza di aziende eno-gastronomiche italiane che utilizzano l’e-commerce in ottica export. Questo dato viene confermato dalla ricerca FleishmanHillard e apre il dibattito sulle interessanti potenzialità a medio-lungo termine di una piattaforma e-commerce “diretta” in ottica di sviluppo del business, soprattutto in un anno strategico come quello dell’Expo a Milano.


Il Montepulciano d'Abruzzo è Edoardo Valentini ed Edoardo Valentini è il Montepulciano d'Abruzzo

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Descrivere i vini di Edoardo Valentiniè sempre difficilissimo, almeno per me, perchè ho sempre il timore di cadere in una certa retorica o in un probabile déjà vu visto che della sua figura, del territorio di Loreto Aprutino e del suo vino hanno già scritto i migliori wine writer del mondo.
Da piccolo wine writer di periferia posso aggiungere solo che Valentini è stato una sorta di visionario perchè, in tempi non sospetti, ha creduto in vitigni "minori" come il montepulciano d'abruzzo e il trebbiano quando tutto attorno a lui era deserto. 

Per rendere omaggio a questo grande vignaiolo italiano, la cui eredità è stata egregiamente raccolta dal figlio Francesco, tanto tempo fa, parliamo del 2012, è stata organizzata una verticale storica del suo Montepulciano d'Abruzzo nelle seguenti annate: 2001, 1997, 1985, 1970 e 1968. Pure emozioni che, con colpevole ritardo, speriamo io possa riuscire a trasmettervi con le mie parole.

FOTO: ANDREA FEDERICI

Montepulciano d'Abruzzo 2001 Edoardo Valentini: l'annata è calda e il vino, inizialmente, si apre su toni di pomodoro secco, patè di olive, erbe aromatiche. Simpaticamente l'ho ribattezzato il vino "bruschetta". Col tempo, però, cambia volto e diventa infinitamente più elegante ed equilibrato con un naso luminoso di ciliegia nera, viola, sottobosco, pepe, legno, bastoncino di liquirizia, grafite.  Al sorso ha una acidità quasi agrumata ed è dotato di un tannino leggiadro e di un alcol, siamo a 14%, perfettamente integrato nella struttura. Nota mentolata nel finale. Ottimo esordio.

Montepulciano d'Abruzzo 1997 Edoardo Valentini: dopo oltre 15  anni il vino ha una giovinezza cromatica davvero invidiabile. Inizialmente carnoso e polposo grazie alla massiccia presenza aromatica di frutta rossa matura, il Montepulciano, col tempo e la giusta ossigenazione, diventa quasi austero rilasciando con slancio ricordi di cenere, sandalo, incenso, giaggiolo, rosa appassita e un tocco vegetale finale, quasi impercettibile, che ricorda le piante officinali. Al palato il vino è rotondo, cremoso, lo slancio giovanile fatto di freschezza ed impalcatura tannica si capisce che, pian piano, si sta placando lasciando un sorso ben bilanciato, sapido e dalla chiusura balsamica. Da bere oggi con grande gioia.


Montepulciano d'Abruzzo 1985 Edoardo Valentini: rispetto agli altri vini in batteria il colore di questo è meno concentrato. Al naso è serrato, integro, di superba concretezza: caffè, ruggine, nocciola, orzo, tabacco, asfalto, menta, olive, note cosmetiche sono i primi descrittori che segno sul mio Moleskine. Un delirio di complessità e profumi. Berlo significa entrare in una sorta di trance mentale dove l'aggettivo più cattivo che posso usare è....vibrante. Oggi questo '85 è di un equilibrio perfetto e invade la bocca con forza minerale e sapida davvero stupefacente. Chiude setoso, lunghissimo. Un grande senza se e senza ma.


Montepulciano d'Abruzzo 1970 Edoardo Valentini: l'annata non sarà stata delle migliori ma, nonostante questo, questo vino ha raggiunto la sua veneranda età in grande forma. E' terziarizzato, certo, ma non ossidato. Avete presente un bel vecchietto che fa ancora la maratona di New York? Proprio così, ha i capelli bianchi ma riesce ancora a sprintare meglio di certi giovanotti. Roteando il bicchiere si percepiscono profumi di the nero, ebanisteria, liquirizia, noce, frutta secca, catrame, ferro, tamarindo e una copiosa ventata balsamica. Al palato, dopo 42 anni, è ancora elegante dato che le sue durezze e morbidezze sono perfettamente fuse dando vita ad un nettare sinuoso ed esile allo stesso tempo. Finale iodato, ferroso. Ah, ce ne fossero....


Montepulciano d'Abruzzo 1968 Edoardo Valentini: il mio amico Davide Bonucci si innamorerebbe a prima vista di questo Montepulciano d'Abruzzo che vanta una terziarizzazione da manuale, didattica, visto che si rincorrono nel bicchiere odori di ferro e sangue che, con l'ossigenazione, virano verso la frutta nera disidratata, il concentrato di pomodoro, i legni aromatici, fino ad arrivare al tartufo di Langa, all'inchiostro e al rabarbaro. Bevendolo, magari alla cieca, ti stupiresti della sua perfetta integrità. Anzi, rispetto al 1970, ha un tannino ancora graffiante che emerge fiero e rustico all'interno di una struttura ancora ben salda e coesa. Chiude saporito con ricordi di erbe aromatiche e prugne secche. Un Montepulciano di grande nostalgia e fierezza contadina.


Château L'Angélus 2005

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Pur appartenente alla famiglia Boüard de Laforest da quattro generazioni, è solo nel 1976, con Hubert de Boüard de Laforest, che Château L'Angélus, oggi chiamato semplicemente Angélus, conosce una decisa e netta escalationqualitativa grazie all’adozione di pratiche colturali molto restrittive in vigna e a notevoli investimenti, non solo tecnologici, in cantina. 

Foto: Wine Searcher
L'azienda, il cui nome fa riferimento al suono delle tre campane di Saint-Emilion udibili chiaramente in vigna durante le lavorazioni, grazie ai continui sforzi in termini di qualità, nel 1996 viene promossa da Grand Cru Classé a Premier Grand Cru Classé (B) mentre nel 2012 c'è stato il definitivo e meritato passaggio a Premier Grand Cru Classé (A).

Foto: Idealwine.net

Château Angelus 2005, bevuto recentemente, è un blend composto da Merlot (60%) e Cabernet Franc (40%) e si presenta nel bicchiere con un colore rubino intenso che fa presagire, già alla vista, una elevata estrazione polifenolica. Mettendo il naso nel bicchiere si capisce subito che ci troviamo davanti ad una girandola olfattiva di grande finezza ed eleganza. Inizialmente percepiamo i piccoli frutti di bosco, poi ciliegia, prugna, cioccolato fondente, sottobosco, caffè tostato, vaniglia, spezie, eucalipto, china, brezze mentolate e una vena minerale che fa venire in mente la selce, la grafite, il ferro.

Foto: Cellartracker
Quando bevo il vino mi rendo conto di averlo fatto troppo presto per poterlo apprezzare come meriterebbe. La cosa che lascia sbalorditi, comunque, nonostante sia giovanissimo, è la finezza dei tannini la cui tessitura è pura seta in bocca, un tappeto rosso che scivola suadente e che rimane nella memoria grazie anche ad una persistenza davvero notevole. 

Prezzo? 300 euro di puro piacere edonistico!


Garantito IGP passa da 5 a 7 autori

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Dall’11/6 la rete di giornalisti e blogger del vino “IGP” (I Giovani Promettenti) si allarga ad Angelo Peretti eAndrea Petrini, che vanno ad affiancare gli storici Carlo Macchi, Luciano Pignataro, Roberto Giuliani, Stefano Tesi e Lorenzo Colombo. E alla rubrica del giovedì il giorno seguente se ne aggiunge un’altra: ilVINerdì IGP.
Sono Angelo Peretti di Internetgourmet.it e Andrea Petrini di Percorsidivino.com le new entries che portano a 7 il numero dei membri del gruppo IGP, il network di testate web e di blog dedicati all’informazione enogastronomica che già da anni riuniva Carlo Macchi (Winesurf.it), Luciano Pignataro(Lucianopignataro.it), Roberto Giuliani (Lavinium.com), Stefano Tesi (Alta-fedelta.info) e Lorenzo Colombo (Vinealia.com).


La storica decisione, assunta al termine di un sobrio convivio al “Magazzino” fiorentino di Luca Cai, mira ad ampliare la portata di un progetto finora rivelatosi vincente nel settore della critica indipendente: una formula a più voci in cui ognuno mantiene la propria identità, ma periodicamente ospita un articolo degli altri, nel quadro di una filosofia condivisa.
La nuova formazione a 7 si apre giovedì 11/6 con il pezzo d’esordio di Angelo Peretti, cui il 18/6 seguirà quello di Andrea Petrini.

Ma ci sono anche altre novità.

La prima è che, da venerdì 12/6, il gruppo IGP parte anche con una nuova rubrica: il VINerdì IGP, minirecensione vinicola che in pratica elegge il “vino della settimana” dell’autore del “Garantito IGP” del giorno precedente. “Un vino in un distico”, ha sancito il fondatore/ideatore Carlo Macchi.
Per il resto c’è tempo, ma le promesse dei promettenti vanno prese sul serio. Ad esempio quella di cooptare presto una giovane promettente…

I cinque Muscadet scelti da Angelo Peretti per Garantito IGP

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Non so se abbiate la mia stessa impressione, ma, lemme lemme, flemmaticamente, di sottecchi (ah, se mi piace utilizzare queste desuete espressioni lessicali!), c’è un vino bianco francese che si sta facendo largo anche qui da noi Italia. Nelle proposte a bicchiere dei locali di tendenza, nelle liste dei ristoranti, sugli scaffali dei supermercati, perfino degli hard discount. Sarà per via della crisi, ché quando i margini si contraggono occorre guardarsi intorno e trovare qualcosa di buono che abbia prezzi umani e nel contempo stupisca almeno un po’. Questo qui è un vino che in genere il prezzo ce l’ha umanissimo. In più, sa stupire, e funziona per l’aperitivo disimpegnato, ma anche per la cucina leggera, estiva, e soprattutto per il crudo di pesce, di crostacei, da molluschi. Ecco, è un vino da ostriche.

Ora, so che l’ho tirata lunga, ma dovevo cercare di dargli dignità al Muscadet della Loira. Vino a lungo reietto, e in effetti ce n’è innumerevole produzione che ancora oggi si può classificare nel novero delle inconsistenze enoiche. Tuttavia, da quei vigneti di sabbie salse che si protendono verso l’oceano stanno arrivando anche cose buone, e talvolta buonissime, e qualche volta da spellarsi le mani per gli applausi. Etichette che pian piano si fanno strada anche qui da noi. E te le ritrovi, queste bottiglie, dove meno te l’aspetti, dal banco dell’ipermercato alle fiere dei cosiddetti vini naturali, perbacco.

In particolare, credo vada prestata attenzione ad alcuni vini dell’enorme appellation Muscadet de Sèvre et Maine (450 mila ettolitri, mica scherzi), soprattutto quando son fatti sur lie, con prolungata permanenza sui lieviti. In quel caso, i bicchieri migliori sono entusiasmanti, credetemi. Ma anche tra le produzioni meno orientate all’eccellenza enoica capita di rintracciare buone cose. A prezzi leggeri, sovente.
Dunque, voi che fate Fiano e Soave, Verdicchio e Gavi, sappiatelo e cominciate a farci i conti, col questo Muscadet che fa finta di niente, e intanto prende spazio.
Qui di seguito ne fornisco quattro esempi, del Muscadet. Quattro vini di differente pretesa, ma comunque di piacevole e qualche volta strepitosa beva.
Ah, a proposito: solo un’altra annotazione. L’uva con cui si fa il Muscadet si chiama melon de Bourgogne. Forse veniva, come dice il nome, dalla Borgogna, ma là adesso coltivano chardonnay, o al massimo aligoté. Il melon ora lo si alleva nella Loira, per farci, appunto, il Muscadet: lì ce n’è qualcosa come 13 mila ettari.
Adesso i vini.

Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière

Scattante, pietroso e salino. Grintoso. Lo bevo e lo ribevo, sempre con soddisfazione. È un 2012, e il Muscadet, quand’è ben fatto, ci guadagna a essere bevuto a qualche anno dalla vendemmia. Per me, vale 90 punti su 100, ché quand’è buono, anche un vino “piccolino” può esser “grande”. Del resto, fu tre stelle e coup de coeur (il massimo dei massimi) sulla guida Hachette 2014 dei vini francesi. Da quelle parti costa – tenetevi forte – meno di 5 euro.

Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Questo invece è un Muscadet importato in Italia, e dunque è abbastanza facile da trovare. Ce l’ha in catalogo Proposta Vini, che lo vende (ai ristoratori) intorno agli 8 euro più iva. Insomma, un po’ più costoso. Ma, attenti, quello che ho bevuto io era un 2011 e sono rimasto a bocc’aperta da quant’era giovane: altro che vinello, il Muscadet. Freschissimo e sapido, salato, marino, iodato. Poi sa di fiori e agrumi, di cedro, di mandarino tardivo. Altro 90.

Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière

A volte mi domando come facciano certi vini ad arrivare nei punti vendita della grande distribuzione. Questo, per esempio, l’ho trovato in mezzo a un Vermentino di Gallura e un Etna Bianco al supermercato dell’Iper Orvea, ad Affi, vicino all’uscita della Brennero-Modena. Salato, marino, agrumato, lunghissimo, felicemente persistente. Un calice tira l’altro. Per me vale almeno 88 punti. Ce n’erano sei bottiglie, a 5,90 euro. Peccato non averle prese tutte.

Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges
Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges
Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges

Questo l’ho comprato – udite udite! – alla Lidl. Sì, in un negozio della catena degli hard discount tedeschi, dalle mie parti, sul lago di Garda. È un vino di non grande impegno, magari anche un po’ semplice, ma ha retto incredibilmente bene a bottiglia aperta: il giorno dopo non faceva una piega. Tanto limone, qualche frutto bianco croccantino, un fondo gradevolmente affumicato. Non posso dargli un votone (diciamo 82 punti?), ma costa 3,99 euro.

Il VINerdì di Garantito igp: Lambrusco Incantabis di Fondo Bozzole

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Nel dialetto mantovano l’incantabiss è l’incantatore di serpenti. A Poggio Rusco chiamavano così Arnoldo Mondadori. Ora è il nome di un vino che ne onora la memoria. Un Lambrusco Mantovano bio fatto con la varietà Ruberti. Ha il frutto carnoso e la vena tannica adatti alla cucina di quelle parti.


Testo e foto: Angelo Peretti

Tutti i premi di Radici del Sud 2015

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Chiude a Bari la decima edizione di Radici del Sud, oggi lunedì 15 giugno. Quest’anno le aziende che hanno aderito alla grande kermesse che celebra e premia le migliori eccellenze vitivinicole del meridione sono state 181, un record assoluto dell’edizione 2015, rappresentata dai 20 produttori dalla Sicilia, 18 dalla Calabria, 10 dalla Basilicata, 36 della Campania e 97 dalla Puglia. I vini in concorso sono stati complessivamente 380 suddivisi in 21 categorie. I premi sono andati ai primi due che hanno ottenuto il punteggio migliore dalle due giurie, una nazionale e una internazionale, composte da 32 tra operatori, buyer, wine expert e giornalisti di settore italiani ed esteri (Per alcune batterie, con pochi vini, il premio è stato assegnato solo al primo classificato).
Quest’anno Radici del Sud ha realizzato e pubblicato un video all’interno del quale Nicola Campanile, organizzatore dell’evento, spiega le procedure del concorso. Un modo per far vedere la correttezza e trasparenza del concorso.

I vincitori

BOMBINO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PANASCIO 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • AGRINATURA GIANCARLO CECI
2 MARESE 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • RIVERA

GIURIA NAZIONALE
1 PANASCIO 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • AGRINATURA GIANCARLO CECI
2 EX AEQUO MARESE 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • RIVERA
2 EX AEQUO RATINO 2014 • PUGLIA IGP • TENUTA COPPADORO

FALANGHINA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 FALANGHINA DEL SANNIO 2013 • IGP CAMPANIA • TORRE VENERE
2 FALERNO BIANCO 2014 • FALERNO DEL MARSICO DOP • VILLA MATILDE

GIURIA NAZIONALE
1 FALANGHINA 2014 • BENEVENTANO FALANGHINA IGP • CANTINA SANPAOLO
2 FALANGHINA DEL SANNIO 2013 • CAMPANIA IGP • TORRE VENERE

MALVASIA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 EX AEQUO MALACHÈ 2014 • PUGLIA IGP • CANTINA SOCIALE DI BARLETTA
1 EX AEQUO DONNA GIOVANNA 2014 • PUGLIA IGP • CANTINA TRE PINI

GIURIA NAZIONALE
1 30 MOGGE 2014 • SALENTO IGP • VAGLIO MASSA

CATARRATTO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 STELLA DI CORLEONE CATARRATTO 2014 • SICILIA DOC • PATRIA

GIURIA NAZIONALE
1 TERRE ROSSE DI GABBASCIO 2013 • TERRE SICILIANE IGP • CENTOPASSI


GRECO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 GRECO DI TUFO 2014 • GRECO DI TUFO DOCG • SOCIETÀ AGRICOLA NATIV
2 GRECO DI TUFO 2014 • GRECO DI TUFO DOCG • TERRE D’AIONE

GIURIA NAZIONALE
1 GRECO DI TUFO 2013 • GRECO DI TUFO DOCG • CANTINA SANPAOLO
2 EX AEQUO QUATTRO VENTI 2014 • GRECO DI TUFO DOCG • AZIENDA AGRICOLA PETILIA
2 EX AEQUO GRECO DI TUFO 2013 • GRECO DI TUFO DOCG • LE ORMERE

FIANO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PIETRAINCATENATA 2013 • CILENTO FIANO DOC • LUIGI MAFFINI
2 FIANO DI AVELLINO 2014 • FIANO DI AVELLINO DOCG • AZIENDA AGRICOLA PETILIA

GIURIA NAZIONALE
1 ALESSANDRA 2010 • FIANO DI AVELLINO DOCG • DI MEO
2 QUARTARA 2012 • COLLI DI SALERNO IGP • LUNAROSSA VINI E PASSIONE


MINUTOLO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 MINUTOLO 2014 • PUGLIA IGP • PIETREGIOVANI
GIURIA NAZIONALE
1 MINUTOLO 2014 • PUGLIA IGP • PIETREGIOVANI

GRILLO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LALUCI 2014 • SICILIA DOC • BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO
GIURIA NAZIONALE
1 ROCCE DI PIETRA LONGA 2013 • TERRE SICILIANE IGT • CENTOPASSI


GRUPPO MISTO VINI BIANCHI DEL SUD

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PIETRAMARINA 2011 • ETNA BIANCO SUPERIORE DOC • BENANTI
2 MOSCATO DI NOTO 2014 • MOSCATO DI NOTO DOC • PLANETA
GIURIA NAZIONALE
1 CASE BIANCHE 2014 • TERRE SICILIANE IGT • TENUTA ENZA LA FAUCI
2 PIETRAMARINA 2011 • ETNA BIANCO SUPERIORE DOC • BENANTI

GRUPPO MISTO VINI ROSATI DEL SUD

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PUNTALICE 2014 • CIRò ROSATO DOP • SENATORE VINI
2 SAVÙ 2014 • CALABRIA DOP • iGRECO

GIURIA NAZIONALE
1 TENUTA PARAIDA 2014 • COPERTINO DOP • AZIENDA VITIVINICOLA MARULLI
2 I TRE VOLTI 2013 • SAN SEVERO DOC • LEONARDO PALLOTTA

NEGROAMARO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LE BRACI 2007 • SALENTO DOC • SEVERINO GAROFANO VIGNETI E CANTINE
2 NEGROAMARO 2011 • SALENTO IGP • VIGNETI CALITRO

GIURIA NAZIONALE
1 PIROMAFO 2010 • SALENTO IGP • VALLE DELL’ASSO
2 LI CUTI 1489 2013 • ALEZIO DOC • CANTINA COPPOLA 1489

GAGLIOPPO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 DOM GIUVÀ 2012• CIRÒ CLASSICO SUPERIORE DOC • VINI DU CROPIO
2 CATÀ 2012 IGT CALABRIA I GRECO

GIURIA NAZIONALE
1 CIRÒ ROSSO CLASSICO SUPERIORE DOC 2012 • TENUTA DEL CONTE
2 GAGLIOPPO 2014 • CALABRIA IGT • STATTI

MAGLIOCCO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LIBICI 2011 • CALABRIA MAGLIOCCO IGP • CASA COMERCI 
GIURIA NAZIONALE
1 EX AEQUO ROSSO VIOLA 2012 • CALABRIA IGP • CANTINE VIOLA
1 EX AEQUO LIBICI 2011 • CALABRIA MAGLIOCCO IGP • CASA COMERCI 

AGLIANICO DEL VULTURE

GIURIA INTERNAZIONALE
1 ORAZIANO 2009 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • MARTINO VINI
2 ROTONDO 2011 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • PATERNOSTER

GIURIA NAZIONALE
1 CASELLE 2009 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • VINICOLA D'ANGELO
2 EX AEQUO NOCTE 2011 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • TERRE DEI RE
2 EX AEQUO ROTONDO 2011 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • PATERNOSTER

AGLIANICO CAMPANIA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 AGLIANICO 2009 • COLLI DI SALERNO IGT • MILA VUOLO
2 BORGOMASTRO 2009 • COLLI DI SALERNO IGP • LUNAROSSA VINI E PASSIONE

GIURIA NAZIONALE
1 TERRA DI LAVORO 2013 • CAMPANIA IGT • GALARDI
2 RASOTT 2010 • CAMPI TAURASINI DOC • BOCCELLA 

NERO DI TROIA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PUER APULIAE 2009 • CASTEL DEL MONTE DOC • RIVERA
2 OTTAGONO 2011 • CASTEL DEL MONTE RISERVA DOCG • TORREVENTO

GIURIA NAZIONALE
1 DONNA CLELIA 2012 • SAN SEVERO DOC • LEONARDO PALLOTTA
2 SERRE AL TRONO 2013 • MURGIA DOC • BOTROMAGNO

NERELLO

GIURIA INTERNAZIONALE
NERELLO MASCALESE 2014 • TERRE SICILIANE IGT • PRINCIPE DI CORLEONE

GIURIA NAZIONALE
ROVITTELLO 2011 • ETNA DOC • BENANTI

PRIMITIVO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 MASSERIA VECCHIA 2013 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOP • TENUTE CERFEDA DELL'ELBA
2 SANT’ANASTASIA 2013 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOP • SOCIETÀ AGRICOLA BEATO

GIURIA NAZIONALE
1 ACINI SPARGOLI 2011 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOC • ANTICO PALMENTO
2 PRIMITIVO 2011 • GIOIA DEL COLLE DOC • FATALONE

NERO D’AVOLA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 NARKE’ 2014 • TERRE SICILIANE IGP • PRINCIPE DI CORLEONE
2 EX AEQUO CERASUOLO DI VITTORIA DOCG 2013 • AGRIVINICOLA PORTELLI
2 EX AEQUO DON LUCA 2012 • CONTESSA ENTELLINA DOC • ENTELLANO

GIURIA NAZIONALE
1 CERASUOLO DI VITTORIA DOCG 2013 • AGRIVINICOLA PORTELLI
2 STELLA DI CORLEONE 2012 • DOC SICILIA • VINI PATRIA

GRUPPO MISTO VINI ROSSI DEL SUD

GIURIA INTERNAZIONALE
1 ZOLLA MALVASIA NERA 2013 • PUGLIA IGP • VIGNETI DEL SALENTO
2 PIEDIROSSO 2013 • CAMPI FLEGREI DOC • AGNANUM

GIURIA NAZIONALE
1 MEGALE HELLAS 2012 • PUGLIA IGT • LE VIGNE DI SAN MARCO
2 JOHE 2011 • PUGLIA IGT • TENUTA VIGLIONE

TAURASI

GIURIA INTERNAZIONALE
1 TAURASI DOCG 2007 • BOCCELLA 
2 VIGNA PIANO D’ANGELO 2006 • TAURAS DOCG • CANTINA MARTINO

GIURIA NAZIONALE
1 TAURASI RISERVA DOCG 2009 • CANTINA SANPAOLO
2 LOGGIA DEL CAVALIERE 2008 • TAURASI RISERVA DOCG • TENUTA CAVALIER PEPE

BIOLOGICO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LIBICI 2011 • CALABRIA MAGLIOCCO IGP • CASA COMERCI 
2 MASSERIA VECCHIA 2013 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOP • TENUTE CERFEDA DELL'ELBA

GIURIA NAZIONALE
1 GIOIA DEL COLLE DOC PRIMITIVO 2011 • FATALONE
2 GIOIA DEL COLLE DOC RISERVA 2012 • CANTINA TRE PINI

Le giurie

GIURIA INTERNAZIONALE

Debra Meiburg Hong - Kong Master of Wine
Susan Hulme, Regno Unito Master of Wine
Alfonso Cevola, USA
Matthew Waldin, Regno Unito
Steffen Maus, Germania
Richard Baudains, Regno
Wojciech Bonkowski Polonia
Ewa Wielezynska Polonia
Magnus Reuterdahl Svezia
Paul Balke, Olanda
Luzia Schrampf, Austria
Michael Wising, Svezia
Paolo Ponghellini, Hong Kong
Frederik Kreutzer
Beata Gawęda Polonia
Patrick Lelievre Belgio
Mirek Kudlik Polonia
Henk Van de Scheur Paesi Bassi
Hon Wai CHAN Hong-Kong importatore
Hiroto Sasaki Giappone


GIURIA NAZIONALE

Alessandro Bocchetti, gamberorosso.it
Andrea De Palma, Guide Touring Club
Enzo Vizzari, Espresso Guide
Fabio Giavedoni, slowine.it
Filippo Gastaldi, enoteche Vinarius
Francesca Ciancio, La Repubblica – Croneche di Gusto - Gazzagolosa
Francesco Muci, slowine.it
Lorenzo Colombo, vinealia.org
Mauro Giacomo Bertolli, italiadelvino.com / www.ilsole24ore.com 
Pierluigi Gorgoni, gruppoespresso.it
Ugo Baldassarre, tigulliovino.it

Umberto Gambino, wining.it / Vini Buoni d’Italia

Un IGP alla corte delle Cantine del Castello Conti

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Paola ed Elena Conti (era assente l'altra sorella Anna) mi aspettano a Maggiora, in provincia di Novara, all'entrata del loro piccolo castello costruito nei primi anni '60 per volontà del papà Ermanno con l'intento di costruire una fortezza per il Boca, vino che da sempre si è prodotto in questo territorio e che tutta la famiglia Conti, negli anni, ha cercato di preservare nonostante le mode portassero a produrre stili diversi da questo tradizionale uvaggio composto da nebbiolo, vespolina e uva rara.


Entrata
Paola, Anna ed Elena. Foto: Castelloconti.it
Conosco e bevo i loro vini da moltissimo tempo per cui il mio #AltoPiemonteWineTour non poteva non iniziare dalle Cantine del Castello Conti e dai loro splendidi vigneti che proprio Elena, munita di Fiat Panda "da battaglia", mi porta a visitare visto che è proprio lei che si occupa di gestirli e preservarli con tutto l'Amore che può anche se, mi confida, il lavoro che sta portando avanti assieme a pochi altri colleghi della zona ha il sapore dell'impresa epica che si pone l'obiettivo di preservare una cultura contadina che sta scomparendo.
E' dura lavorare, infatti, su queste colline, ormai quasi abbandonate anche dai loro "vecchi", caratterizzate da terreno porfidico di origine vulcanica, asciutto e acido, che Elena ci porta ad osservare prima di giungere ai bordi del suo primo fazzoletto di terra coltivato a vite. 



In un mondo, compreso quello del vino, dove oggi ancora si afferma che il piccolo è considerato di intralcio alla crescita economica globale, fa davvero sorridere che le sorelle Conti abbiano un'azienda di quasi un ettaro e mezzo (!!!) composta dai due "storici" appezzamenti, coltivati a nebbiolo, vespolina e uva rara, situati in località Motto Grande (0.65 ha) e Cappelle (0.35 ha) a cui, da poco, si aggiunge mezzo ettaro di vigneto, preso in gestione da vignaioli ormai in pensione, coltivato secondo il sistema a "Maggiorina".



Potatura a doppio sperone

Il termine, che deriva il nome dal paese di Maggiora, sta ad indicare la disposizione della vite, su uno schema a filari divisi in quadrati di quattro metri per lato; al centro del quadrato si trovava un “ceppo”di vite, formato da due-quattro piantine, che erano sostenute da otto pali: due disposti al centro del filare, accanto al ceppo, e gli altri sei ai lati. All'interno di questi vecchi impianti si coltivano nebbiolo, croatina, vespolina, uva rara, barbera e altre varietà autoctone. 

vigneto a maggiorina
vigneto a maggiorina

E' scontato dirlo se già si conoscono le Conti ma, dalle gestione delle vigne, sono stati eliminati del tutto i sistemici e vengono utilizzati solo rame e zolfo in quantità ridotte così come al minimo sono le lavorazioni del terreno dove viene usata per la concimazione la tecnica del sovescio.

Fa caldo per cui decidiamo di tornare nelle fresche cantine del Castello Conti dove si arriva passando all'interno di una grande sala dove è stata predisposta anche la vendita di specialità alimentari prodotte da artigiani del territorio.

Tra fermentatori in acciaio inox e botti di legno di varia capacità iniziamo a degustare i Boca che sono ancora in affinamento iniziando dal millesimo 2014. L'annata, si sa, non è stata delle migliori per via della tanta pioggia ma in questa zona, nonostante un 35% in meno di produzione, si è riusciti, grazie ad un bellissimo mese di Settembre, a portare in cantina un'uva più che soddisfacente. 

Il Boca 2014 delle Cantine del Castello Conti è esile, fresco e di grandissima bevibilità.



L'altro Boca degustato "en primeur" è il 2012 che, rispetto l'annata precedente, si fa notare per le sue durezze che ti ricordano il cuore nebbiolesco del vino. Il futuro sarà dalla sua parte anche se oggi, rispetto alla 2014, è molto indietro.

Dopo un rapido giro per le sale del Castello dove le sorelle Conti tengono, periodicamente, mostra d'arte e wine tasting (disponibili verticali di Boca dal 1984 fino ai giorni nostri) arriviamo nella sala degustazione dove con Elena degustiamo gli altri vini della gamma aziendale che si caratterizzano da sempre per la loro estrema qualità e territorialità. 

Questo mini tour, che ho chiamato "Non solo Boca", è partito degustando l'Origini, rosso a base nebbiolo, croatina, vespolina, uva rara, barbera e altre varietà autoctone allevate secondo il sistema a "Maggiorina". L'annata 2013 ha dato vita ad un vino complesso, succoso e fruttato che ha il suo punto di forza nell'equilibrio che lo renderà nel tempo un ottimo compagno delle tavole imbandite di tutto il mondo.



Il Flores 2013, presentato per la prima volta nel 2012 a Roma, è un nebbiolo in purezza senza aggiunta di solfiti che fermenta in acciaio, con macerazione di media durata, e affina in legno piccolo. Vino floreale, soave, che farà ricredere più di qualcuno sul concetto che non si possono raggiungere ottimi risultati senza aiuto dei solfiti.



La Zingara 2012 è invece la croatina in purezza, senza solfiti aggiunti, che viene vinificata in acciaio e affinata per 10 mesi in tonneau. Naso estroverso e sorso rustico e sbarazzino caratterizzano questo vino che non smetto di amare fin dal primo giorno in cui l'ho degustato.



Terminiamo la visita con il rosso della casa inteso ovvero con il vino, non in commercio, che la famiglia Conti produce per sè e i suoi amici in tiratura limitata. Ebbene sì, trattasi del B Free! ovvero di Barbera in purezza rifermentata in bottiglia. E' un vino giovane e schietto che non manca però di eleganza e che, alla cieca, potrebbe far fare figuracce a prodotti ben più blasonati proveniente da altre zone del Piemonte. Ad intenditor poche parole.



E' tardi, è ora di pranzo, il mio #AltoPiemonteWineTour è solo all'inizio per cui salutiamo Paola ed Elena e ci dirigiamo verso la prossima cantina. Direzione Gattinara. 

A presto!

Per chi volesse visitare l’azienda:
Cantine del Castello di Conti Elena, Anna e Paola snc
via Borgomanero 15 – 28014 Maggiora (Novara) – Italy
tel. +39.0322.87187
web: http://www.castelloconti.it/
mail: info@castelloconti.it




Il VINerdì di Garantito igp: la Monacesca Verdicchio di Matelica “Mirum” 2011

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Mirum in latino significa meraviglia e Aldo Cifola ha voluto dedicare questo vino, la cui prima annata è rappresentata dal millesimo 1988, a suo padre Casimiro soprannominato Miro. L’impatto aromatico, tipico di questo Verdicchio, è come al solito di grande temperamento e profondità e si caratterizza per un corredo olfattivo dove ritrovo la ginestra, la camomilla secca, gli agrumi, il miele, l’anice stellato, a cui fanno da cornice note più sfumate di idrocarburi e zenzero.


Al sorso si percepisce subito la struttura del vino che contrappone al suo estratto una sferzante sensazione di freschezza e sapidità che donano al vino un naturale equilibrio giocato, comunque, su toni molti alti. La persistenza lunghissima e di personalità. Abbinamento consigliato? Ovviamente con un classico della cucina marchigiana ovvero il coniglio porchettato.


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