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Channel: Percorsi di Vino
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Le nuove professioni del vino: diciamo no al wine blogger & seller

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E’ la ricerca di un contatto sempre più personale con gli eno-appassionati a spingere il mondo del vino a rivedere le sue vecchie figure professionali e a crearne sempre delle nuove, perché se da un lato sono gli stessi amanti del buon bere a chiederlo, dall’altro le cantine sono sempre più consapevoli che questa sia la via più giusta per raggiungere più consumatori possibili, in modo più diretto e veloce. 

E’ il caso del wine hunter, la nuova figura professionale a cui, con la vendita diretta che non solo si conferma canale privilegiato di acquisto, ma sempre più interessa anche i vini di alta gamma, per accorciare i tempi e rendere più semplici gli affari, si rivolgono cantine ma anche enoteche, alla ricerca di una clientela sempre più precisa ed esclusiva, semplici appassionati ma anche collezionisti - di cui il wine hunter conosce gusti e preferenze personali in fatto di vini - con cui stringere contatti. Una persona di fiducia, esperta di vino a tutto campo ed appassionata, in grado di consigliare etichette, ma anche di raccontare quel valore aggiunto che c’è dietro alla bottiglia, fatto di storie e aneddoti che da sempre affascinano i wine lovers.

Fonte: robertoventurini.blogspot.com

Una tendenza che si fa strada anche fra chi di vino si occupa quotidianamente e in contatto diretto con gli appassionati: il wine blogger & seller, che, abbandonati i ritmi frenetici con cui racconta di vino e vignerons su internet, lascia il mondo virtuale e si mette a vendere direttamente etichette di persona grazie anche ai contatti nati proprio sul web.
Web di cui sempre di più il mondo del vino comprende l’importanza, come strumento fondamentale per essere sempre in contatto con i suoi appassionati: tanto che, tra le nuove eno-professioni, c’è anche il social wine writer, che piace soprattutto ai più giovani, una persona formata all’interno della cantina - ma anche i consorzi delle principali denominazioni italiane ne hanno uno nel proprio staff - di cui conosce non solo tutti i vini, ma anche la storia, le pratiche in vigna e le diverse fasi della produzione, gli eventi a cui partecipa e quelli che organizza, che comunica puntualmente ai wine lovers attraverso i website, ma anche e soprattutto sui principali social network, da Facebook a Twitter, rispondendo a domande e soddisfando curiosità. E poiché non c’è evento al quale il vino, per sua stessa natura, conviviale e di condivisione, non si possa abbinare, il wine promoter è colui che consiglia alle cantine le occasioni per essere protagoniste con le proprie etichette, sposando la cucina nel caso di kermesse gastronomiche, ma anche quando si tratta di eventi culturali, dove il vino può incontrare l’arte, la musica o la letteratura, ma anche la solidarietà, in iniziative di charity, per raccogliere fondi o essere testimonial di cause importanti.

Ma, tra etilometro che incombe e inasprimento di sanzioni per chi guida oltre i limiti di alcol consentiti, come fare per assaggiare vini in tranquillità? Ci pensa il wine driver, l’autista personale che accompagna e riporta direttamente a casa passeggeri, anche con la macchina di proprietà, che sempre più cantine e locali offrono come servizio aggiuntivo per i propri ospiti, ma che, ormai, gli appassionati hanno a disposizione anche in occasione degli eventi. 

Piccolo appunto finale: non mi piace assolutamente la figura del wine blogger venditore perchè chi scrive non può avere rapporti commerciali con nessuno, altrimenti addio indipendenza e addio strappo con quanto faceva qualche giornalista nel passato....

Fonte: WineNews.it

La FIVI e quella giusta riflessione sul termine vignaiolo

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Propongo un'interessante riflessione che mi è arrivata poco tempo fa, via mail, da parte della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Da leggere e, se vi va, da commentare assieme.


Sono passati dieci giorni dai fatti tragici accaduti al Molinetto della Croda a Refrontolo (TV).
Molto è stato detto e scritto su tutti i media. Non entriamo nel merito dei fatti, non conoscendoli nel dettaglio ed essendo essi tuttora oggetto di indagini da parte di autorità e tecnici.
Noi vignaioli indipendenti italiani riteniamo sia importanteproporre una riflessione, perché fra le moltissime parole spese su questa vicenda il termine vignaioloè stato utilizzato spesso a sproposito e in maniera confusa, dimostrando che ancora oggi a questa figura non viene riconosciuta un’identità chiara.
In questi giorni è stato deciso che ivignaiolifossero i potenziali colpevoli dell’accaduto, in un caotico attacco ad una categoria che esiste e opera da sempre nei territori di tutta Italia, con grave danno per quanti agiscono con coscienza e insieme alle loro famiglie vivono di questo lavoro.

Noi soci Fivi siamo tutti vignaioli, dal più anziano al più giovane iscritto, compresi i consiglieri eletti nel direttivo. Siamo tutti impegnati personalmente nella nostra impresa e siamo responsabili completamente della nostra attività, dalla cura delle vigne fino alla vendita delle bottiglie dei nostri vini.
Essere vignaiolo significa avere un rapporto diretto con la terra e ogni singolo filare dei nostri vigneti, quelli che quotidianamente viviamo e di cui ci prendiamo cura.
Le nostre mani toccano materia viva, non plastica, per questo sappiamo che ogni azione comporta una reazione. Siamo coscienti che il nostro lavoro e la produttività della nostra azienda possono esistere solo insieme al rispetto della nostra vigna e del territorio nel quale è inserita. Perché senza la nostra vigna, non esiste la nostra azienda.
Vivere e produrre in uno specifico territorio vuol dire non limitarsi a prendere, ma prodigarsi a dare; rispettando, custodendo, tutelando e promuovendo il microcosmo che ci accoglie. Per questo ogni nostra bottiglia racconta una storia diversa, restituendo con gli interessi alla terra tutto quello che dalla terra ha preso.

Un vignaiolo non può essere autolesionista, per definizione.

Riteniamo insensato l’attacco mediatico che è stato portato in questi giorni contro i vignaioli, perché presenta sotto una cattiva luce un’intera categoria di persone che non sfrutta, ma custodisce il territorio in cui vive e se ne prende cura ogni giorno cercando di prevenire ed evitare che accadano eventi disastrosi imprevedibili, ma purtroppo possibili.

Siamo 800 vignaioli indipendenti e nel nostro lavoro mettiamo la faccia. Ogni giorno. Con orgoglio.

Tenuta Le Potazzine - Brunello di Montalcino Riserva 2011

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Questa é la famosa botte 14 situata nella cantina della Tenuta Le Potazzine. Contiene il Brunello di Montalcino Riserva 2011, un piccolo grande capolavoro che dovremmo aspettare ancora un bel pò prima di degustarlo. Sarà una dolce attesa ma, nel frattempo, appuntate il nome sul vostro taccuino!


Dell'orsa Daniza, di Abate Nero e di quello strano modo tutto italiano di indignarsi...

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Fonte: Ansa

Non voglio entrare nel  merito di chi ha ragione tra mamma orsa e il cercatore di funghi perchè di populismo, finto animalismo, ne ho letto troppo in questi giorni.

La cosa che mi fa incazzare, invece, è leggere su Facebook il profilo di una importante azienda del Trentodoc, Abate Nero, che da giorni sta pubblicando tutta una serie di mail dove presunti clienti si dicono indignati e pronti a boicottare i loro vini. E sapete perchè? Semplice, per la loro "colpevole" appartenenza alla Regione Trentino rea di voler catturare, perchè di questo si tratta, l'orsa Daniza al fine di cercarle un posto migliore dove vivere.

Quindi, sostanzialmente, Abate Nero, come penso altre realtà trentine, potrebbe avere importanti danni economici solo perchè la Regione secondo alcuni ha sbagliato nella gestione dell'orsa???

Quindi, di conseguenza, se Renzi dice cazzate cosa facciamo? Evitiamo di comprare italiano??

Di seguito, tanto per farvi capire la follia alla quale siamo arrivati, pubblico le lettere che Abate Nero ha messo su Facebook. Saranno risate amare....

RICEVIAMO OGNI GIORNO NUMEROSE MAIL INVIATE IN CONTEMPORANEA A DECINE DI AZIENDE TRENTINE CONTENENTI MINACCE DI BOICOTTARE I NOSTRI PRODOTTI IN CASO DI CATTURA O, PEGGIO, UCCISIONE DELL'ORSA DANIZA... PECCATO CHE CHI HA PRESO QUESTA DECISIONE STIA IN UN PALAZZO IN PIAZZA DANTE A TRENTO E NON QUI DA NOI IN AZIENDA!!!

CIO' PREMESSO, VISTO CHE COMUNQUE RITENIAMO DI POTER E DOVER CONDIVIDERE IL DISAPPUNTO DI COLORO CHE SI PREOCCUPANO PER LA SALUTE DELL'ORSA E DEI SUOI CUCCIOLI, VISTA SOPRATTUTTO LA CORRETTEZZA DI ESPRESSIONE DI TALI MISSIVE, PUBBLICHEREMO OGNI GIORNO SULLA NOSTRA PAGINA UNA DELLE LETTERE CHE CI GIUNGONO SPERANDO CHE, FORSE, ARRIVINO A CHI REALMENTE AVREBBERO DOVUTO ESSERE INVIATE.....

Considero la cattura di mamma Daniza, colpevole di aver assunto un atteggiamento naturale, abominevole. Reagirò in modo altrettanto abominevole, rifiutandomi di acquistare d'ora in poi mele e prodotti trentini, preferendo regioni italiane più civili ed in sintonia con i progressi morali della società. Saluti. Silvia P.”



“Buonasera,


con la presente spiace dovervi informare che non solo con la mia famiglia non acquisteremo più vini e/o spumanti trentini fino al momento in cui sarà ritirata l'assurda, inaccettabile ed incivile ordinanza di cattura dell'orsa Daniza, emessa dalla Provincia Autonoma di Trento, ma ci adopereremo per un boicottaggio totale.
D'altra parte è l'unica forma pacifica affinchè l'orsa e i suoi cuccioli non siano più braccati, perseguitati con sperpero, peraltro, di denaro pubblico in un momento di grave crisi economica per l'Italia intera.
Naturalmente, caso mai non lo sapeste, #iostocondaniza#boicottiamoiltrentino sono attualmente, in testa negli hashtag su Twitter.
Ovviamente, nel caso che tale allucinante ordinanza contro #daniza, che deve continuare a vivere libera coi suoi cuccioli e non disturbata da insulsi ominidi, fosse ritirata E SUBITO, tale campagna a livello internazionale, che sta facendo danni enormi all'immagine del Trentino nel mondo, cesserebbe immediatamente cfr. ad es. 
Mi spiace, ma è l'unica forma pacifica a difesa di Daniza e dei suoi cuccioli, anzi mi meraviglio moltissimo del vostro silenzio sull'argomento e sul fatto che Voi stessi non abbiate fatto e tempestivamente giuste pressioni su chi, così male, Vi amministra.

Distinti saluti
XXXXXXXX YYYYYYY - Genova”


“Buongiorno, Vi scrivo per comunicare che, pur apprezzando molto e acquistando i Vostri prodotti (e già sono consapevole che parlare di "prodotto" per qualcosa di nobile e antico come il vino è termine in qualche modo improprio: il "frutto della vite e del lavoro dell'uomo" è cosa assai più alta di un qualsiasi "prodotto"...), e spesso acquistandone anche per regalo, mi asterrò per il futuro dal farlo. Così come mi asterrò dal venire in Trentino per ragioni di turismo, e dall'acquistare qualsiasi prodotto - alimentare o di altro genere - di provenienza trentina. E inviterò i miei amici e parenti a fare altrettanto. Ciò, naturalmente, sino a quando i locali governanti non rinsaviscano, e comprendano la illegittimità e la inopportunità della vera e propria campagna di (potenzialmente letale) allarmismo lanciata contro l'orsa Daniza, colpevole solo di avere tutelato la propria prole, come ogni madre è per natura portata a fare. E colpevole di averla tutelata con un "buffetto", direi: perché un "orso dannoso" - per usare l'improvvido e fantasioso (nonché profondamente fastidioso) termine coniato dalle locali autorità - non si sarebbe limitato a un paio di zampate al fine di allontanare ciò che percepiva come un pericolo per i propri cuccioli. Non faccio questa scelta a cuor leggero. Perché ho stima e rispetto di chi lavora, e a livelli di eccellenza come Voi sapete lavorare. Così come amo la popolazione trentina, la sua innata gentilezza, e la sua eredità di Amministrazione "asburgica". E' proprio quella Amministrazione, e quel sistema di governo - quello che a suo tempo ha prodotto statisti come De Gasperi, per intenderci - che sono oggi dimenticati e umiliati, nella memoria storica del loro valore, da un insieme di politici per i quali sto bene attenta a non usare alcuna maiuscola. Governanti che diffondono, con il loro agire non legittimo e non opportuno, un'idea sbagliata della Vostra bellissima zona, e della Vostra tradizionalmente onorata Comunità.
Vi pregherei di far presente, a quei politici, per quanto sia nelle Vostre possibilità, che non Vi rendono affatto giustizia, con questo agire maldestro. Restando per Voi, e per le Vostre produzioni, immutata la mia stima, ribadisco che mi asterrò dal "comprare trentino" sino a quando i Vostri attuali amministratori non adottino una linea di condotta che si rifaccia alle Vostre tradizioni, di legittimità, serietà, dignità e buongoverno, smettendola una buona volta di perseguitare un animale innocente. Ringrazio della cortese attenzione, con molti saluti, E. S.”

Il Galea 2005 de I Clivi

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Quando un amante del buon vino diventa anche produttore e, perciò, generatore della sua stessa passione, il risultato non può che essere eccellente.
Questa non è certo una supposizione ma la vera storia di Ferdinando Zanusso de I Clivi che, spinto dal proprio amore per la viticoltura e i suoi frutti, ha acquistato nel 1994 una casa in località Brazzano di Cormons, nel cuore del Collio Goriziano, con annessa vigna, a cui seguirà tre anni più tardi, stavolta in zona Corno di Rosazzo (Colli Orientali del Friuli), l'acquisizione di altri otto ettari di vigneto anch'esso comprensivo di bosco e casa colonica che diventerà in futuro la sede e la cantina dell'azienda di famiglia.



Il 1996 è l'anno zero: Zanusso decide di imbottigliare il suo primo vino e realizza il suo sogno da appassionato perseguito ancora oggi grazie al prezioso aiuto di suo figlio Mario col quale gestisce 12 ettari di vecchie viti di Friulano, Verduzzo, Malvasia, Ribolla e Merlot che, con un'eta media di circa 60 anni e condotte sotto stretto regime biologico, rappresentano veri e propri Cru da coccolare perchè, così come viene scritto sul sito aziendale, rappresentano un lascito prezioso non solo in considerazione dell’età delle piante, ma anche perché sono un reperto di antica sapienza, sia sotto il profilo della prevenzione dell’erosione dei pendii sia sotto quello della composizione varietale dei vigneti e, conseguentemente, del vino che viene prodotto attraverso una vinificazione spontanea in cantina a cui segue una maturazione per almeno tre anni in acciaio.

Tutto questo per dirvi che poco tempo fa, durante una bella serata estiva a Fiumicino presso l'Osteria dell'Orologio, ho bevuto il Galea 2005, selezione di uve di Tocai Friulano, come ama precisare un pò provocatoriamente Zanusso, derivanti da vecchie vigne di 60 anni piantate in località Galea sulla collina di Gramogliano, nel comune di Corno di Rosazzo, due passi da Udine. 
Basse rese per ettaro (parliamo di 30 q/ha) e una tecnica di vinificazione "naturale" come quella descritta in precedenza hanno dato vita ad un vino, oggi, di grande personalità e spessore dove la potenza del Flysch di Cormons crea un quadro olfattivo denso e granitico dove le percezioni di frutta gialla succosa, caprifoglio, ginestra e pepe bianco sembrano essere sempre ancora troppo poco disinibiti per spezzare un monopolio minerale ancora ben saldo e fulgido.


Sorso di grandissimo equilibrio circense, dove la grande sapidità del vino viene mantenuta in tensione dalla morbidezza fruttata del friulano che in bocca è più evidente che al naso. Finale lunghissimo e iodato che tradisce l'esposizione dei vigneti, tutti vista mare, e l'origine marina dei terreni su cui poggiano le vecchie piante di friulano del vigneto Galea.

A quasi venti anni di distanza dalla prima "prova" possiamo dire che Fernando Zanusso ha vinto ampiamente la sua scommessa e speriamo che tanti come lui abbiano ancora la voglia di perseguire il loro sogno nel mondo del vino.


I Costi dell'Expo 2015 di Milano per i produttori di vino

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Interessante articolo su Italia Oggi a firma Luigi Chiariello sui costi dell'Expo 2015 di Milano per chi intendesse diventare espositore del proprio vino. Leggiamo assieme e, se volete, commentiamo....


Quanto costerà a un produttore di vino mettere in mostra la propria etichetta a Expo 2015? Dipende dal numero delle bottiglie che si intende esibire e dalla durata della permanenza in vetrina. Si va da 3 mila euro più Iva per una sola bottiglia in esposizione per tre mesi a 15 mila euro più Iva per quattro bottiglie esposte per tutti e sei i mesi di durata dell'Esposizione Universale.
E quanto costerà a una regione o a un consorzio di tutela esporre le proprie produzioni vinicole? Anche qui dipende.

Nel Padiglione del Vino, cuore pulsante del Made in Italy a Expo, sono previste tre aree promozionali per la ricchezza enologica del Belpaese: l'area Diamante, l'area Platino e l'area Top.
L'area Diamante è la più prestigiosa. E anche la più costosa. Esporre qui 100 bottiglie nei wine dispenser per soli tre mesi costerà alla regione o al consorzio di tutela 420 mila euro più Iva Se la permanenza in vetrina dovesse essere di sei mesi allora il prezzo salirà a 600 mila euro più Iva.
L'area Platino, invece, costa un po' meno: per 72 bottiglie nei wine dispenser per tre mesi si pagherà 350 mila euro più Iva, che diventano 500 mila se si sceglie l'opzione sei mesi.

Infine l'area Top, la più economica, richiede un quantitativo minimo di bottiglie più contenuto: 56 bottiglie nei wine dispenser.

E prevede anche periodi di esposizione più brevi, suddivisi in quattro fasce: uno, due, tre e sei mesi. Il costo? Si va da un minimo di 60 mila euro più Iva per un mese in dispenser a un massimo di 250 mila euro più Iva per tutti e sei i mesi di Expo.
ItaliaOggi ha intercettato un documento ufficiale, stilato da Expo Milano 2015, Padiglione Italia, Ministero delle politiche agricole e Vinitaly, il partner fieristico tecnologico (gestito da Veronafiere) a cui è stata affidata l'organizzazione del Padiglione Vino. Che si articolerà in due sezioni distinte: l'area emozionale, con installazioni ed educational multimediali e descrittive; l'area promozionale, dove sarà possibile conoscere i singoli prodotti.
La prima sezione sarà costituita dalla Biblioteca del vino, dove sarà possibile degustare e successivamente acquistare online i vini. Qui dei wine dispenser consentiranno alla singola azienda di esibire le proprie etichette senza l'ausilio di personale, garantendo al contempo una fornitura minima di quantità di prodotto.

La seconda sezione è quella delle Aree promozionali, suddivise come detto in tre categorie, in considerazione di posizionamento e dimensioni della presenza richiesta.
Il prezzario contiene anche un'altra voce a pagamento per i produttori vinicoli: quella che consente alle loro etichette di accedere alla sala più ambita, la Sala degustazione. Dove la visibilità delle produzioni sarà garantita ed esaltata anche da master class e verticali che verranno sviluppate nell'area tasting. Il costo? Dipende ovviamente. Dalle sessioni:
- 2.000 euro più Iva per sessione di degustazione nelle giornate feriali (dal lunedì al venerdì);
- 2.500 euro più Iva per sessione di degustazione nel weekend e nei giorni di festività.
Il noleggio della Sala degustazione sarà però riservato alle sole aziende iscritte a vario titolo al Padiglione del Vino. Che, per la precisione, ha anche un claim: a taste of Italy.

Il prezzario del Padiglione Vino sta circolando tra le regioni e i consorzi di tutela. Che sono chiamati a prendere una decisione sull'entità dell'investimento. Anche perché il tempo stringe: le richieste di esposizione saranno accolte fino alla data del 31 ottobre 2014 e, poi, assegnate in base alla disponibilità dei posti. L'obiettivo che gli organizzatori del Padiglione Vino si sono dati è di garantire la massima rappresentatività delle tipologie di prodotti provenienti dall'intero territorio nazionale. Il numero di visitatori atteso al Padiglione Vino nei sei mesi di Expo è di circa 2 milioni di persone.

Fonte: Italia Oggi

Tempo di vendemmia a Tenuta Rubbia al Colle!

Il Fiano di Avellino Rocca del Principe di Ercole Zarrella

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ll terroir del Fiano è composto da quattro territori: Montefredane, Summonte, Cesinali e Lapio. Rocca del Principe, azienda nata nel 2004 per volontà di Ercole Zarrella, suo moglie Aurelia Fabrizio e il fratello Antonio, assieme a Clelia Romano è una delle realtà più importante di tutto l'areale che viene spesso considerato uno dei Cru di maggiore pregio.

Con Ercole visitiamo subito i suoi vigneti, 5 ettari coltivati a fiano collocati sulle pendici del colle Arianiello, la parte più alta del comune di Lapio che rappresenta, così dicono, una delle zone più vocate per la coltivazione del vitigno. 


Foto: Lello Tornatore
I vigneti, in particolare, sono stati impiantati tra il 1990 e il 2011 e hanno esposizioni opposte collocandosi sia a nord che a sud. 
Nel primo caso troviamo due appezzamenti, uno in contrada Arianiello, a circa 600 metri di altezza, e l'altro in contrada Tognano a 520 metri di altezza. A nord, ovviamente, il clima è più fresco e ventilato e le escursioni termiche più accentuate. I terreni sono abbastanza sciolti, di origine vulcanica, costituiti da uno strato superficiale  composto da limo, sabbia, arenarie e lappilli mentre l'argilla la troviamo solo in profondità.
A sud/est, invece, troviamo vigneti in contrada Arianiello e contrada Lenze (altezza di 570 metri s.l.m.) mentre con esposizione sud/ovest abbiamo il vigneto in contrada Campore post ad altezza di 500 metri s.l.m.. Il clima qui è decisamente più caldo e il terreno ha natura argillosa e calcarea.


Parte delle vigne di Rocca del Principe
Ercole spiega la sua filosofia a Lello!
Spiegazioni. Foto: Lello Tornatore
Il tempo a disposizione non è tanto, un breve giro nella piccola cantina di vinificazione, dove l'acciaio è un pò il padrone, e via di corsa a degustare una mini verticale del loro unico Fiano di Avellino che, a partire dal 2012, esce in commercio con un anno di ritardo. La scelta è ovviamente coraggiosa ma, come visto con altri produttori che hanno scelto da tempo questa strada, il Fiano per essere davvero grande va lasciato riposare affinchè possa esprimersi al massimo in futuro.

La piccola cantina. Foto: Lello Tornatore
Seduti attorno ad una bella tavola di legno abbiamo degustato:

Fiano di Avellino 2011: la nuova annata, messa in commercio per la prima volta con un anno di ritardo, si presenta con due novità estetiche: la forma della bottiglia, che diventa una borgognotta, e la nuova etichetta che vira verso un bianco più lineare ed elegante. Il vino presenta al naso note scalpitanti di frutta gialla e fiori di campo mentre al sorso è avvolgente, delicato e di grande dinamismo. Da mantenere in cantina e riaprire tra due anni.


Foto: Lello Tornatore
Fiano di Avellino 2010: degustato un anno fa a Roma in occasione dell'evento "I Terroir del Fiano" l'avevo giudicato un vino verticale dove le note minerali e acide erano in grande evidenza. Oggi, lo stesso vino, ha aggiunto complessità e profondità al profilo gusto-olfattivo che si ammorbidisce con le note di agrume maturo, ginestra, timo e una nota idrocarburica che forse denota una evoluzione che sta pian piano iniziando. In bocca ritrovo la grandezza dei 2010, tutto è plasmato perfettamente per dare al degustatore ogni possibile piacere edonistico.

Fiano di Avellino 2009: complice probabilmente un'annata non felicissima trovo questo Fiano abbastanza avanti con l'evoluzione visto che il naso gioca su toni di muschio, foglie secche, farine di castagne. In bocca, invece, si rifà discretamente mostrando un lato gustativo rotondo e di buon equilibrio. Per me da bere subito con grande goduria.


Foto: Lello Tornatore
Fiano di Avellino 2008: è un vino che mostra tutta l'eleganza e la classe di un Fiano con qualche anno sulle spalle. Ritrovo al naso il miele di castagno, la mineralità di Lapio, le note di erbe aromatiche e di idrocarburo mentre al sorso il Fiano si presenta denso, rotondo, avvolgente e presenta una chiusura che vira sulla nocciola tostata. Forse manca un pà di acidità per dargli il giusto "grip" ma è indubbio che è stato e sarà un grande vino di territorio.

Tentata truffa al Brunello di Montalcino: Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio, fa chiarezza

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Proprio ieri è stata diffusa la notizia di una tentata truffa ai danni del Brunello di Montalcino posta in essere da un consulente di alcune aziende del territorio.

Foto: www.tmnews.it
Fortunatamente la Guardia di Finanza ha sventato il tutto e, proprio oggi, il Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci ha diffuso la seguente nota stampa per chiarire tutti i fatti al fine di tutelare il lavoro di tutte le aziende che operano a Montalcino.

“E’ un fatto molto grave che potrebbe arrecare un danno sensibile al Brunello di Montalcino, ai produttori ed al suo territorio, un sistema che però fortunatamente – come in questo caso – ha  la forza e gli strumenti per individuare, isolare e combattere con successo chi abusa della notorietà del Brunello.  I reati contestati non lasciano dubbi: si tratta di una truffa verso il consumatore e soprattutto verso il produttori di Brunello, che subiscono questa vicenda e che reagiranno con durezza. Se e quando l’inchiesta confermerà le varie responsabilità il Consorzio si costituirà immediatamente parte civile e ricorrerà a tutti gli strumenti necessari per colpire simili comportamenti, ed in modo particolare coloro che sul territorio eventualmente avessero condotto gravi irregolarità o adottato  iniziative lesive dell’immagine del Brunello.  Del resto proprio il Consorzio a nome di tutti i produttori e del territorio ha collaborato sin dall’inizio delle indagini, indagini partite proprio dal sistema stesso dei produttori. Questa è infatti una vicenda che avrebbe potuto attentare alla credibilità e alla notorietà di un brand importantissimo del made in Italy che da sempre ha puntato sulla qualità in modo da distinguersi sul mercato mondiale e che proprio per questo, analogamente alle grandi griffes della moda, è maggiormente a rischio di truffa. Ed è proprio per evitare il ripetersi di comportamenti illeciti e lesivi del territorio – prosegue Bindocci– che già nei mesi scorsi abbiamo preso due provvedimenti molto importanti. Innanzitutto a luglio l’Assemblea ha approvato l’inserimento di un nuovo articolo nel disciplinare che introduce il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso. I produttori dovranno comunicare le vendite con un preavviso di 48 ore, facilitando così ulteriormente il lavoro degli organi preposti al controllo. Sempre a luglio è stata varata la commissione che entro ottobre redigerà il Codice Etico cui tutti i produttori e coloro che ruotano intono al mondo del vino dovranno attenersi. Del resto - conclude Fabrizio Bindocci - da molti anni il Consorzio è impegnato a salvaguardare il lavoro dei produttori e tutelare i consumatori, un impegno che richiede una sempre maggiore attenzione e un aggiornamento continuo delle regole, a vantaggio del territorio, del brand e della qualità dei prodotti” .


Tre Bicchieri 2015 Sicilia Gambero Rosso

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19 Tre Bicchieri: anche per quest'anno la Sicilia conferma il numero dei premiati e il buono stato di salute della sua viniviticoltura, complice anche l'introduzione della Doc Sicilia che ha reso la Trinacria ancora più forte e riconoscibile come brand. L'enologia isolana riserva molta attenzione al grande patrimonio dei vitigni autoctoni, in un orizzonte che tende a mettere in primo piano l’agricoltura eco-sostenibile, con l’Etna protagonista delle nostre degustazioni con ben sei centri, che premiano vini magnifici e intriganti che raccontano le diversità dei vari terroir.

Sicilia di nuovo a quota 19 premiati, ecco l'elenco.



Etna Rosso2011Cottanera
Sàgana2012Cusumano
Moscato dello Zucco2010Cusumano
Passito di Pantelleria Ben Ryé2012Donnafugata
Etna Bianco A' Puddara2012Fessina
Nero d'Avola Versace2012Feudi del Pisciotto
Saia2012Feudo Maccari
Deliella2012Feudo Principi di Butera
Santagostino Rosso Baglio Sorìa2012Firriato
Etna Rosso Arcurìa2012Graci
Malvasia delle Lipari Ris.2011Hauner
Il Frappato2012Occhipinti
Faro Palari2011Palari
Etna Rosso V. Barbagalli2011Pietradolce
Cerasuolo di Vittoria Cl. Dorilli2012Planeta
Alcamo Beleda2013Rallo
Etna Rosso 'A Rina2012Russo
Contea di Sclafani Rosso del Conte2010Tasca d'Almerita
Etna Rosso Santo Spirito2012Tenuta delle Terre Nere

























































Tre Bicchieri 2015 Alto Adige Gambero Rosso

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Nell'ultimo decennio l'Alto Adige ha segnato un'evoluzione importante tanto della base ampelografica, quanto nella mentalità e nell'approccio verso i mercati, vecchi e nuovi. Oggi è una regione dinamica in continuo movimento, in cui sempre più giovani tornano a vinificare anziché vendere le uve, nonostante la fase economica poco favorevole. Conseguenza diretta è una più consapevole distribuzione ampelografica che non stigmatizza alcune varietà, anche le meno amate: si sta creando una mappatura empirica del territorio, che porta ad abbinare al meglio vitigni e cru. Per esempio oggi si è consapevoli del valore dei Pinot Nero dell’Alto Adige, se piantati al posto giusto. Arrivano in commercio i primi supervini, testimonianza del coraggio ritrovato dal mondo produttivo atesino: coraggio di osare, rompere uno schema che inizia a star stretto, e pensare che l’Alto Adige non sia solo terra di ottimi vini a prezzi competitivi.



A. A. Anthos Bianco Passito2010Erste+Neue
A. A. Cabernet Löwengang2010Lageder + Tenute Lageder
A. A. Cabernet Sauvignon Lafòa2011Colterenzio
A. A. Gewürztraminer Auratus Crescendo2013Ritterhof
A. A. Gewürztraminer Kastelaz2013Walch
A. A. Gewürztraminer Nussbaumer2013Tramin
A. A. Lago di Caldaro Scelto Cl. Sup. Pfarrhof2013Caldaro
A. A. Lagrein Abtei Muri Ris.2011Muri-Gries
A. A. Lagrein Ris.2011Erbhof Unterganzner - Josephus Mayr
A. A. Lagrein Taber Ris.2012Bolzano
A. A. Moscato Rosa2012Haas
A. A. Müller Thurgau Feldmarschall von Fenner zu Fennberg 2012 Tiefenbrunner
A. A. Pinot Bianco Sirmian2013Nals Margreid
A. A. Pinot Nero Trattmann Mazzon Ris.2011Girlan
A. A. Santa Maddalena Cl. Antheos2013Waldgries
A. A. Sauvignon Praesulis2013Gumphof - Markus Prackwieser
A. A. Sauvignon St. Valentin2013San Michele Appiano
A. A. Terlano Nova Domus Ris.2011Terlano
A. A. Terlano Pinot Bianco Eichhorn2013Manincor
A. A. Terlano Pinot Bianco Vorberg Ris.2011Terlano
A. A. Val Venosta Pinot Bianco Sonnenberg2013Meran Burggräfler
A. A. Val Venosta Riesling2013Falkenstein - Franz Pratzner
A. A. Valle Isarco Pinot Grigio2013Köfererhof - Günther Kershbaumer
A. A. Valle Isarco Sylvaner2013Kuenhof - Peter Pliger
A. A. Valle Isarco Sylvaner2013Pacherhof - Andreas Huber
A. A. Valle Isarco Veltliner Praepositus2012Abbazia di Novacella
A. A. Valle Venosta Pinot Bianco2013Stachlburg - Baron von Kripp
A. A. Valle Venosta Pinot Bianco Castel Juval2013Unterortl - Castel Juval 

E lo chiamano giornalismo?

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Il cattivo giornalismo arriva anche da testate che non ti aspetti. In questo caso Giorgio dell'Orefice non solo storpia il nome del presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ma, cosa gravissima, accusa Michele Lorenzetti, mio amico ma soprattutto bravo enologo col pallino della biodinamica, di essere la persona che tentato la truffa del Brunello. Come riporta anche Repubblica, il presunto colpevole è Alessandro Lorenzetti e non Michele. Ma vi rendete conto? Non lo chiedo mai ma, se potete, condividete questo post perchè un'altra persona potrebbe avere seri problemi lavorativi.

Il link è il seguente_


Notizia: è arrivata finalmente la smentita 

http://food24.ilsole24ore.com/2014/09/truffa-brunello-primi-chiarimenti-sullidentita-dellindagato/

Se leggiamo bene, però, è lo stesso Michele che ha dovuto chiamare, incazzandosi, il giornale e non lo stesso giornalista che, con pochissimo, avrebbe potuto capire che aveva preso un grosso granchio.

E lo chiamano giornalismo!

Sì, questa estate ho bevuto anche SantoWines!

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Girando un pò per i supermercati di Santorini ti rendi conto, se sei attento, di quali siano i vini più commerciali e, senza ombra di dubbio, quelli di SantoWines occupavano sempre un posto in prima fila sugli scaffali.

Mai e poi mai sarei andato a trovarli, pur essendo a dieci minuti dal mio monolocale, se non ci fosse stato un mio caro amico, esperto in cose greche, che mi ha gridato al telefono:"Ma che ti frega dei vini, dal loro wine bar c'è il più bel panorama di tutta Santorini!!"

Presa la macchina e giunto davanti all'ingresso della cantina/wine bar mi sono reso conto da subito che da queste parti hanno fatto le cose in grande e non poteva essere che così visto che l'azienda, fondata nel 1947, rappresenta l'Unione delle Cooperative di Santorini vantando circa 1000 soci conferitori.

La struttura, creata nel 1992, è davvero molto bella e moderna ed è divisa tra la zona wine bar, il locale vendita con i vini e gli altri prodotti tipici di Santorini e, ovviamente, il balcone sulla Caldera da cui si vanta un panorama eccezionale. Già, il mio amico aveva ragione!


Tutto è molto organizzato, turistico e, assieme ad un gruppo di giapponesi (sigh), prenoto un tour in inglese al costo di 5 euro e della durata di circa venti minuti. Oh, così è scritto....

La cantina, da un punto di vista tecnologico, è costruita in diversi livelli, cinque per l'esattezza, in modo che tutte le operazioni avvengano per cascata con il minimo impiego della tecnologia. 

La visita, ovviamente, inizia dal tetto dove i soci conferiscono le loro uve che verranno poi pigiate al piano di sotto.

  


Il tour, abbastanza arido e per neofiti, prosegue con la visita di tutti i livelli della cantina e termina nella barricaia che viene presa letteralmente d'assalto dai flash dei giapponesi che sembrano non aver mai visto una botte. Arisigh! Una breve descrizione di tutti i vini della gamma aziendale e la visita giunge al termine. 





Ok, è ora di andare a degustare qualche vino all'interno del bellissimo wine bar vista Caldera.
Con Stefania prendiamo una degustazione di 5 vini bianchi (troppo caldo per i rossi) accompagnati da "stuzzichini" locali.


Athiri 2013 (100% athiri): da uve biologiche è un vino che sembra uno stretto parente del sauvignon blanc con le sue note erbacee e pungenti. Va bene come aperitivo se piace la tipologia. Acciaio.

Aidani 2013 (100% aidani): altro vino d uve biologiche si caratterizza per aromi di fiori e agrumi. Bocca diretta, fresca, poco persistente. Acciaio.

Santorini Assyrtiko 2013 (100% assyrtiko): mah, mi aspettavo un vino dalla vena minerale e invece mi trovo una bevuta estremamente citrina che solo al sorso mi rinfranca per un tratto sapido abbastanza interessante. Acciaio.


Santorini Assyrtiko Riserva 2010 (100% assyrtiko): all'olfatto esce subito la pietra focaia a cui seguono sensazioni di agrume e leggera vaniglia. Sorso sapido, fruttato, con un finale ancora leggermente segnato dal legno. Affinamento: 6 mesi in barrique  e 6 mesi di bottiglia.


Santorini Assyrtiko Gran Riserva 2010 (100% assyrtiko): come distruggere un vino con l'uso eccessivo del legno che copre, ad oggi, tutti i caratteri dell'uva.  Affinamento: 12 mesi in barrique e 12 mesi di bottiglia.



Conclusioni: era quello che mi aspettavo, vini abbastanza "standard", a volte anche troppo, che hanno una loro ragion d'essere solo se bevuti davanti allo spettacolo della Caldera in un giorno di vacanza.


Green Bistrot al Circolo degli Artisti di Roma

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Ah, se fate un salto in enoteca ci sono i seguenti vini da degustare (cliccate su immagine):





Tre Bicchieri 2015 Puglia Gambero Rosso

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Trovare la Puglia ai vertici della produzione italiana ormai non è più una sorpresa. Il miglioramento, pur complessivo, riguarda soprattutto la zona delle denominazioni di origine a base primitivo. Certo che la diffusione, anche qui, di un sistema di denominazione di origine passe-partout (per esempio la denominazione Gioia del Colle include vini realizzati con uve diverse) non aiuta a tracciare un'identità facilmente riconoscibile e apprezzabile dal consumatore. Ci sembra importante passare dall'esaltazione del vitigno a quella del territorio, puntare proprio sul radicamento nel territorio. Fare sistema per promuoverlo, approfondire la conoscenza delle caratteristiche delle varie zone vinicole, salvaguardarne, per esempio, i vecchi impianti ad alberello e il ritorno nei nuovi vigneti a questo sesto d’impianto, almeno nelle zone che tradizionalmente lo utilizzavano. E non è un caso che dei dodici Tre Bicchieri quest’anno solo due non appartengono a denominazioni di origine controllata.

Castel del Monte Rosso Bolonero 2012 Torrevento
Castel del Monte Rosso Trentangeli 2011 Tormaresca

Gioia del Colle Primitivo 17 Vign. Montevella 2011 Polvanera

Gioia del Colle Primitivo Et. Nera C.da San Pietro  2012 Plantamura

Gioia del Colle Primitivo Marpione Ris. 2010 Viglione

Gioia del Colle Primitivo Muro Sant'Angelo Contrada Barbatto 2011 Chiaromonte

Negroamaro 2011 Carvinea

Primitivo di Manduria Es 2012 Fino
Primitivo di Manduria Giravolta  2012 Racemi
Salice Salentino Rosso Per Lui Ris. 2012 Leone de Castris
Salice Salentino Rosso Selvarossa Ris. 2011 Due Palme

Torre Testa 2012 Rubino

Tre Bicchieri 2012 Molise e Calabria

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Molto lentamente, ma anche l'enologia molisana sta cambiando, registrando finalmente qualche timida evoluzione che dà conto di un territorio con una grande vocazione alla viticultura sino a ora mortificato da interpretazioni tutte potenza e internazionalità, o marcate da ingenuità, spinte rustiche o un debole troppo dichiarato per l'enologia moderna. Ma qualcosa sta cambiando, dicevamo. E il territorio inizia a diventare protagonista. Che la Calabria possa esprimersi con un buon livello qualitativo, invece, non è una novità. Ma ancora vediamo una regione a due velocità: da una parte un piccolo gruppo di produttori che non ha nulla da invidiare ai colleghi di altre regioni, che in questi anni hanno investito (anche molto) sulla ricerca, nei vigneti e in cantina e che oggi riscontrano un netto miglioramento della qualità e della continuità produttiva; dall’altra, quelli che iniziano ora e ancora non trovano continuità nei risultati. Anche la distribuzione sul territorio registra grosse differenze per produzione e qualità.



TRE BICCHIERI 2015. MOLISE

Aglianico 2010 Borgo di Colloredo
Molise Rosso Don Luigi Ris. 2011 Di Majo Norante


TRE BICCHIERI 2015. CALABRIA

Grisara 2013 Ceraudo

Magno Megonio 2012 Librandi

Masino 2012 iGreco

Moscato Passito 2013 Viola

Castello Tricerchi a Montalcino

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Il primo contatto con Castello Tricerchiè avvenuto una sera d'estate al Simposio di Roma quando Gianni, mitico oste del wine bar, mi ha piazzato un bicchiere di vino rosso in mano dicendomi:"Andrè, senti questo Rosso di Montalcino quanto è buono, lo produce la persona che è al tuo fianco, l'avvocato Squarcia!!".

Gianni aveva ragione, era un gran sangiovese.

Squarcia, inizialmente, era un pò intimidito da tutti questi complimenti ed è comprensibile se si conosce la sua storia. Lui, che ufficialmente è un uomo di diritto, da poco è diventato anche produttore di Rosso e Brunello di Montalcino. Stop, correggo: è ridiventato produttore. Castello Tricerchi, infatti, era un marchio gestito totalmente dagli Agricoltori del Chianti Geografico e solo pochissimo tempo fa, non sto a scrivere i motivi, è ritornato in mano alla famiglia Squarcia che da secoli è proprietaria della tenuta di Montalcino e dei relativi vigneti. Insomma, Emanuele è ufficialmente un avvocato ma, come mi ha confessato, la sua passione è l'agricoltura e per lui, neo vignaiolo, questa è una sfida stimolante.


Castello Altesi - Foto: valdorcialife.it

La nuova vita della famiglia Squarcia oggi gravità attorno al quattrocentesco Castello Altesi,al confine con il comune di Buonconvento, zona nord-est dell'areale di produzione del vino di Montalcino. 
Emanuele, la cui azienda confina con Altesino e Caparzo, quando può scappa da queste parti e sovente lo potrete incontrare sopra il trattore mentre cura le sue vigne che, piantate su terreni di medio impasto ad una altezza di circa 250 metri s.l.m., si localizzano più o meno tutte intorno alla storica dimora.




Il primo ettaro e mezzo di sangiovese è stato piantato nel 1998 per arrivare ad oggi a circa 10 ettari a cui si aggiungono piccole percentuali di merlot e colorino per un totale di oltre 12 ettari di vigneto gestito usando i principi di una agricoltura il più possibile rispettosa dell'ambiente.




La cantine di Castello Tricerchi facevano parte degli ex granai della storica dimora dove oggi trovano alloggio vasche d'acciaio, botti e barrique di rovere francese. Lorenzo Landi, consulente enologo dell'azienda, stabilisce un protocollo di vinificazione e affinamento che prevede un anno di affinamento in barrique per il Rosso di Montalcino mentre per il Brunello di Montalcino l'affinamento prevede una parte in barrique (40% circa) e una parte in botti grandi da 20 hl (60% circa).
Per ora si prosegue così ma non è detto che in futuro, soprattutto per quanto riguarda i lieviti usati in vinificazione, non ci siano sorprese....





Con Emanuele Squarcia mi incontro una sera di Luglio a Montalcino per aprire qualche bottiglia nuova e, soprattutto, vecchia del suo sangiovese. Non so perché ha scelto me ma aveva bisogno di capire se la sua azienda era sulla rotta giusta.

Per perseguire questo obiettivo bisognava degustare tutte le annate del vino a disposizione attingendo anche dalla riserva di famiglia. Il futuro dipende fortemente dal passato.

Castello Tricerchi - Rosso di Montalcino 2012: tripudio di frutti rossi, ciliegie, lamponi e more con qualche nota terrosa. Sorso complesso, fresco, di personalità. Buon biglietto da visita!

Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2003: l'esposizione nord dei vigneti probabilmente non ha fatto soffrire molto le uve in questo millesimo torrido. Il sangiovese, infatti, è strutturato, caldo ma al sorso non cede nulla rimanendo diretto, austero e con un finale balsamico molto intrigante. E' un vino pronto e noi siamo pronti a berlo.



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2005: da un millesimo per me sottovalutato nasce ancora una volta un sangiovese di carattere dotato di un'armatura solida, inespugnabile ma, al tempo stesso, di un'anima molto fine ed elegante. In bocca vale la stessa descrizione del naso ovvero duro apparentemente ma dotato di grande materia interiore che potrà solo migliorare col tempo.



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2006: sangiovese sanguigno in tutti i sensi visto che al naso è talmente ematico che potrebbe diventare il vino simbolo di CSI Miami. A parte gli scherzi, è un Brunello molto più austero degli altri, più chiuso e minerale rispetto al precedente dal quale si differenzia anche per una complessità olfattivo diversa. In questo millesimo, infatti, ci sono toni impregnanti di prugna scura ed erbe aromatiche con un sorso dal tannino vivo e dal finale decisamente sapido. Intrigante!



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2009: giovanissimo ancora, al naso diffonde aromi di viola, ciliegia, resina e lieve sottobosco. Generoso al sorso dotato di grande forza gustativa interpretata da un tannino vigoroso ed in definizione. Finale lungo, persistente, con ritorni importanti di frutta rossa e fiori.



Terminiamo la degustazione con l'immancabile prova della annate ancora in botte. La 2010, che uscirà a febbraio per l'immancabile anteprima di Montalcino, ha dato vita ad un sangiovese cristallino e floreale che sono sicuro darà molta soddisfazione non solo a Castello Tricerchi. La 2011 è ancora chiusa e dura mentre la 2012, come accaduto anche per altre aziende della zona, ad oggi sembra un vino già pronto per equilibrio e piacevolezza. Infine, la 2013, di grande struttura che solo il tempo potrà dire come evolverà.

Castello Tricherchi è un'azienda che ancora in pochi conoscono ma che, sono sicuro, grazie ad Emanuele Squarcia avrà un futuro molto più fulgido rispetto ai suoi trascorsi che, scusate il giro di parole, probabilmente sono passati un pò troppo sotto traccia. Wine lovers avvistati...

Tre Bicchieri 2015 Lombardia Gambero Rosso

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23 premi confermano lo stato di grazia dell’enologia lombarda, frutto di decenni d’investimenti, sperimentazioni e impegno nello studio dei terroir. I prima linea troviamo i vini spumanti sono in prima linea con la Franciacorta e l'Oltrepò Pavese. Poi ci sono Valtellina e bresciano. Un quadro d’insieme positivo, con denominazioni classiche in primo piano. Ma la Lombardia del vino non si esaurisce in questi terroir. Dalla Valcamonica al Mantovano, da Botticino alla collina milanese di San Colombano c’è molto ancora da scoprire. E ne vale la pena. E i due premi speciali aggiudicatesi dalla Lombardia coronano l'ottimo andamento della regione.



Brut 'More 2010 Castello di Cigognola
Brut Cl. Nature Monsupello
Franciacorta Brut Cuvée Alma Bellavista
Franciacorta Brut Nature Barone Pizzini
Franciacorta Collezione Grandi Cru 2008 Cavalleri
Franciacorta Extra Brut 2008 Lo Sparviere
Franciacorta Extra Brut Cuvée Annamaria Clementi Rosé Ris. 2006 Ca' del Bosco
Franciacorta Extra Brut EBB 2009 Il Mosnel
Franciacorta Extra Brut Lucrezia Et. Nera 2004 Castello Bonomi
Franciacorta Pas Dosé 33 Ris. 2007 Ferghettina
Franciacorta Satèn Palazzo Lana 2006 Berlucchi & C.
Lugana Brolettino 2012 Ca' dei Frati
Lugana Molin 2013 Provenza - Cà Maiol
OP Cruasé Oltrenero Tenuta Il Bosco
OP Pinot Nero Brut Cl. 1870 2010 F.lli Giorgi
OP Pinot Nero Brut Cl. Conti Vistarino 1865 2008 Conte Vistarino
OP Pinot Nero Giorgio Odero 2011 Frecciarossa
OP Rosso Cavariola Ris. 2010 Bruno Verdi
Valtellina Sforzato Ronco del Picchio 2010 Sandro Fay
Valtellina Sfursat C. Negri 2011 Nino Negri
Valtellina Sfursat Fruttaio Ca' Rizzieri 2010 Aldo Rainoldi
Valtellina Sup. Dirupi Ris. 2011 Dirupi
Valtellina Sup. Sassella Stella Retica Ris. 2010 Ar.Pe.Pe.

Le chiocciole Slow Wine 2015

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Abruzzo e Molise
Cataldi Madonna
Emidio Pepe
Praesidium
Torre dei Beati
Valentini
Valle Reale
Alto Adige
Nusserhof – Heinrich Mayr
Kuenhof – Peter Pliger
Manincor
Tenutae Lageder
Unterortl – Castel Juval
Cantina Terlano
Basilicata
Musto Carmelitano
Cantine del Notaio
Calabria
‘A Vita
Sergio Arcuri
Campania
Antica Masseria Venditti
Antonio Caggiano
Colli di Lapio
Contrada Salandra
Contrade di Taurasi
Luigi Tecce
Maffini
San Giovanni
Tenuta San Francesco
Villa Dora
Emilia-Romagna
Camillo Donati
Fattoria Zerbina
Paolo Francesconi
Vigne dei Boschi
Villa Venti
Vittorio Graziano
Friuli Venezia Giulia
Borgo San Daniele
Damijan Podversic
Edi Keber
Gravner
I Clivi
Kante
La Castellada
Le Due Terre
Meroi
Miani
Radikon
Ronco del Gnemiz
Ronco Severo
Skerk
Skerlj
Vignai da Duline
Zidarich
Lazio
Casale della Ioria
Marco Carpineti
Sergio Mottura
Liguria
Cascina delle Terre Rosse
Maria Donata Bianchi
Santa Caterina
Walter De Batté
Lombardia
Agnes
Andrea Picchioni
Ar.Pe.Pe.
Barone Pizzini
Dirupi
Fay
Togni Rebaioli
Marche
Andrea Felici
Aurora
Bucci
Collestefano
Fattoria Dezi
Fattoria La Monacesca
Fattoria San Lorenzo
La Staffa
Pievalta
Piemonte
Alessandria Fratelli
Anna Maria Abbona
Antichi Vigneti di Cantalupo
Brovia
Ca’ del Baio
Carussin
Cascina Ca’ Rossa
Cascina Corte
Castello di Tassarolo
Cavallotto Fratelli
Conterno Fantino
Dacapo
Pira & Figli – Chiara Boschis
Elio Altare – Cascina Nuova
Elio Grasso
Elvio Cogno
Fiorenzo Nada
G.D. Vajra
Giacomo Brezza & Figli
Giuseppe Rinaldi
Iuli
Le Piane
Luigi Spertino
Pecchenino
Piero Busso
Roagna – I Paglieri
San Fereolo
Serafino Rivella
Sottimano
Vigneti Massa
Puglia
Agricole Vallone
Attanasio
d’Araprì
Giancarlo Ceci
Gianfranco Fino
Morella
Paolo Petrilli
Polvanera
Sardegna
Giuseppe Sedilesu
Orlando Tondini
Panevino
Sicilia
Arianna Occhipinti
Cos
Ferrandes
Frank Cornelissen
Girolamo Russo
Graci
I Vigneri
Marco De Bartoli
Tenuta delle Terre Nere
Valdibella
Toscana
Badia a Coltibuono
Baricci
Boscarelli
Caiarossa
Caparsa
Castello dei Rampolla
Corzano e Paterno
Fattoi
Fattoria di Bacchereto Terre a Mano
Fattoria di Fèlsina
Fattoria Selvapiana
Fontodi
Frascole
I Luoghi
Il Paradiso di Manfredi
Isole e Olena
Le Chiuse
Le Cinciole
Montenidoli
Monteraponi
Montevertine
Podere Concori
Poderi Sanguineto I e II
Riecine
Salustri
Stefano Amerighi
Tenuta di Valgiano
Val delle Corti
Trentino
Eugenio Rosi
Foradori
Francesco Poli
Gino Pedrotti
Maso Furli
Pojer & Sandri
Redondel
Vignaiolo Fanti
Umbria
Adanti
Antonelli San Marco
Barberani – Vallesanta
Fattoria Colleallodole
Palazzone
Paolo Bea
Tabarrini
Valle d’Aosta
Les Crêtes
La Vrille
Veneto
Le Fraghe
Monte dei Ragni
Corte Sant’Alda
Monte dall’Ora
Villa Bellini
La Biancara
Prà
Fongaro
Leonildo Pieropan
Vigneto Due Santi
Tessère
Casa Coste Piane
Silvano Follador
Sorelle Bronca

Tra Santorini e il Domaine Sigalas....

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Avevo già parlato di Santorini e del Domaine Sigalas per cui la domanda è: come mai un altro post? Semplice, ho passato la mia estate nella bellissima isola greca e non potevo non passare in azienda per scoprire tutti i segreti di questi particolarissimo terroir.



L'azienda, attualmente, coltiva ben 19 ettari di vigneto diviso in varietà autoctone ancora a piede franco come Athiri, Aidani, Assyrtiko, Mandilaria, Mavrotragano (quest'ultime due uve a bacca rossa).
Durante la nostra visita, accolta in maniera eccellente da Elias, facciamo un giro per i vigneti che, come già sappiamo, a Santorini sono spesso molto vecchi e allevati a canestro in  modo che i grappoli siano riparati dal sole e dai venti carichi di sabbia e sale. Le rese, per questo motivo, sono estremamente basse e, di media, non vanno mai oltre i 20-28 hl/ha.




Non solo tradizione nel Domaine visto che si stanno allevando viti secondo metodi sperimentali e più moderni. Vedi foto sotto.


Vigneto Sperimentale

Purtroppo, causa vendemmia in corso, non ci è stato possibile entrare in cantina per cui siamo passati subito al wine tasting di tutti i vini della gamma aziendale disponibili al momento. Seduti, con un vento che accarezzava i capelli e con davanti un piatto di prodotti tipici greci, abbiamo degustato:

Aidani 2011 (100% aidani): un vino bianco che si eleva tra spezie e sole con sorso fresco e sapido con finale di erbe mediterranee. Acciaio.



Aidani 2012 (100% aidani): naso minerale, di terra asciutta, di capperi e olive. Bocca sapidissima dove ritrovo la vena vulcanica, nera, dell'isola. Acciaio.

Assyrtiko-Athiri 2013 (assyrtiko 75%, athiri 25%): fruttato, rotondo, succoso ha un sorso pieno e finale di pesca matura. Acciaio.



Santorini 2013 (100% assyrtiko): uno dei miei preferiti per quella vena tutta minerale e per la sua estrema bevibilità. Un vino bandiera. Acciaio.



Kavalieros 2012 (100% assyrtiko): da singola vigna è un assyrtiko di grande complessità grazie anche all'affinamento sulle fecce fini per circa 18 mesi prima di essere imbottigliato e ulteriormente affinato per due anni. Un bianco freschissimo che profuma di sale e macchia mediterranea e che ha un sorso lungo ed avvolgente.



Santorini Barrel 2013 (100% assyrtiko): sarà anche buono ma il legno è ancora troppo evidente per me.



Nychteri 2010 (100% assyrtiko): rappresenta il vino "tipico" di Santorini essendo prodotto a partire da uve surmature di assyrtiko. Viene fermentato e affinato in vecchie botti di rovere per circa 30 mesi e viene commercializzato non prima di tre anni. Di grande complessità, è un bianco cremoso che profuma di fiori di limone e spezie gialle. Bocca molto rotonda, vellutata e lungo finale.


Ean 2013 (100% mavrotragano):  rosè per nulla scontato, sapido e ben bilanciato.



Krisi (mandilaria, agiorgitiko): è il vino da tavola di casa Sigalas e, come per il rosè, rappresenta un approccio molto interessante e affatto prevedibile al vino rosso di Santorini.

Mm 2012 (60% mavrotragano, 40% mandilara): vino rosso molto diretta con profumi di ciliegia e frutti di bosco. In bocca è scalpitante e di buon allungo sapido. Fermentato una parte in acciaio e una parte in legno, viene affinato un anno in fusti di acciaio.

Mavrotragano 2012 (100% mavrotragano): dall'uva rossa più importante dell'isola, e non solo, nasce un vino di grande speziatura (chiodo di garofano su tutti) e complessità di frutti rossi. Sorso giovanissimo e strutturato con un tannino deciso che avrà tempo di smussarsi. 18 mesi barrique.



Vinsanto 2004 (75% assyrtiko, 25% aidani): la batteria dei vini dolci si apre col classico vin santo di Santorini prodotto da uve bianche. Profuma di frutta gialla disidratata e zuccherina e ha un sorso di grande avvolgenza, cremosità ed equilibrio. Finale interminabile. 




Apiliotis 2008 (100% mandilara): vino dolce da uva a bacca rossa disidratata al solo per 10-12 giorni, profuma di spezie nere e amarena e ha un sorso perfettamente bilanciato tra zucchero e acidità/tannino tanto che il finale non è dolce ma quasi austero.

uva mandilara al sole!

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